Teramo, spende al gioco lo stipendio e affama moglie e figlio 

Dopo 5 anni di stenti la donna denuncia un 41enne, ora indagato dalla Procura per maltrattamenti e violazione degli obblighi di assistenza familiare

TERAMO. Rabbia e dolore. Perchè raccontare non è mai facile. Lo sa bene la donna quarantenne teramana, l’ennesima, che nella denuncia, punto di partenza dell’inchiesta aperta dalla Procura, srotola la cronaca di cinque anni di maltrattamenti, botte e abusi dell’ex marito «che usava il denaro anche per giocare e lasciava me e mio figlio senza niente per mangiare». Racconta che «a casa il cibo si vedeva con il contagocce e che per andare avanti ho fatto tutto quello che potevo per guadagnare qualche soldo». Come donna delle pulizie, come badante, come lavapiatti in un ristorante.
Per l’uomo, un 41enne teramano indagato per maltrattamenti e violazione degli obblighi di assistenza familiare, la denuncia è un lungo elenco di accuse che diventano istantanee di un inferno nel racconto della vittima (assistita dall’avvocato Antonietta Ciarrocchi). «Le minacce e le botte davanti a mio figlio erano all’ordine del giorno», racconta la donna, «per mangiare siamo andati avanti con i pacchi cibo dei servizi sociali. Ma lui ha sempre lavorato e guadagnato solo che i soldi li spendeva per giocare e per altro. A noi non dava niente». Circoscrive fatti e denunce «perchè non potrò mai dimenticare». Perchè botte e insulti non si dimenticano. Soprattutto quando c’è anche un figlio.
La vicenda (ora che è scattata la denuncia penale e che i due si stanno separando) è finita anche all’attenzione del tribunale per minori. Agli investigatori la donna racconta che non ha denunciato subito, che non si è presentata da subito al pronto soccorso «perchè avevo paura, perchè poi a casa con lui ci stavo io». Ma non basta. Perchè l’uomo, denuncia ancora la ex moglie, «minacciava di portarmi via mio figlio, mi diceva che non l’avrei mai più rivisto». E allora la paura e, di conseguenza, il silenzio. Fino a quando sopportare ancora diventa umanamente impossibile. E quando anche l’ultimo limite è superato scatta la richiesta d’aiuto «perchè continuare così non era più possibile. Per me, ma soprattutto per mio figlio che assisteva sempre a tutto».
Il primo passo è la denuncia che fa immediatamente scattare l’inchiesta della Procura, poi la separazione con l’intervento del tribunale dei minori. Ora lei sta cercando di riprendersi vita. Quella sua e di suo figlio.
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