Tortoreto: artigiano ucciso e bruciato: una traccia porta nei Balcani 

I resti carbonizzati di Demetrio Di Silvestre vennero trovati nove mesi fa alle porte di Ascoli Piceno. Indagini serrate dopo l’esame dei tabulati telefonici e le immagini delle telecamere di un benzinaio

TERAMO. Ombre riprese dalla telecamera di un benzinaio, tabulati telefonici e Gps passati al setaccio, dati incrociati come formule matematiche. Poi l’instancabile e certosino lavoro di investigatori e inquirenti. E’ in questa alchimia da Csi che le indagini sullomicidio di Demetrio Di Silvestre, 56enne piastrellista di Tortoreto, assassinato e bruciato, sono arrivate nei Balcani a caccia dei killer dell’uomo. Perchè è in qualche Paese dell’est Europa che avrebbero potuto trovare degli appoggi. Non è la svolta, ma un importante tassello nella soluzione del mistero di un uomo ucciso e bruciato per ore come nella peggiore delle esecuzioni della criminalità organizzata.

leggi anche: Demetrio Di Silvestre, l'artigiano di 56 anni ucciso e bruciato Delitto Di Silvestre L’ipotesi: è malavita dell’Est europeo TORTORETO. A due settimane dalla misteriosa sparizione di Demetrio Di Silvestre, il piccolo imprenditore 56enne di Tortoreto i cui resti carbonizzati sono stati trovati il 16 novembre in un luogo...

Senza testimoni, senza un indizio preciso, senza una direzione da imboccare nelle prime 48 ore, la soluzione di un delitto diventa una continua rincorsa contro il tempo. Che da nove mesi scandisce la morte di Di Silvestre, marito e padre, benvoluto da tutti, uscito dalla sua casa di Tortoreto la mattina del 15 novembre dell’anno scorso per andare ad un appuntamento di lavoro, assassinato e dato alle fiamme sul monte dell’Ascensione, alle porte di Ascoli.
Tutto resta avvolto nel massimo riserbo con gli investigatori che in questi mesi hanno raccolto centinaia di testimonianze partendo da una sola certezza: l’artigiano non è stato ucciso nel posto in cui è stato bruciato, ma altrove. Forse nello stesso luogo in cui aveva quell’appuntamento di lavoro per cui era uscito di casa senza portarsi dietro il cellulare. Un appuntamento diventato trappola e tomba per l’uomo. Perchè? In una storia che gira sull’elica di immagini catturate da telecamere e tabulati telefonici è il movente il filo conduttore di un’indagine complessa, con ipotesi di volta in volta scartate e rimesse in gioco. A cominciare da quella per cui l’artigiano potrebbe essersi fatto dei nemici nel tentativo di aiutare una persona in difficoltà. In questi mesi la dinamica del delitto ha preso forma nelle ricostruzioni affidate agli esperti del Ris, i carabinieri del raggruppamento scientifico, che nei laboratori del quartier generale romano hanno accertato che l’artigiano è stato dato alle fiamme in una sorta di incavo realizzato nel terreno, quasi una sorta di braciere dove gli assassini hanno versato del liquido infiammabile, molto probabilmente della benzina. E quel corpo,hanno raccontato ancora gli accertamenti tecnici, è bruciato per ore: cinque, forse sei. Fino all’alba, fino a quando quel pastore arrivato sul monte dell’Ascensione ha dato l’allarme. Nel ritmo incalzante delle indagini dirette del pm ascolano Umberto Monti (lo stesso che ha indagato sull’omicidio di Melania Rea prima che il caso passasse a Teramo per competenza territoriale), le immagini catturate dalle telecamere hanno segnato un punto a favore degli investigatori. Sono quelle di un distributore di Montalto, nell'Ascolano, che hanno ripreso la Bmw del piastrellista guidata da due uomini: a quell'ora molto probabilmente Di Silvestre era già stato ucciso. Le immagini hanno svelato che uno dei due uomini è sceso dall'auto e ha riempito una tanica di benzina, forse la stessa usata per disfarsi del cadavere di un uomo tutto lavoro e famiglia. Famiglia (è assistita dall’avvocato Alessandro De Paulis) che, in un rigoroso e rispettoso silenzio, confida nel lavoro degli investigatori e attende risposte.
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