Una paziente da Shanghai ad Atri per curarsi una cisti alla tiroide

L’endocrinologia attrae malati da tutto il mondo anche se ci lavorano solo 2 medici e 4 infermieri. La donna, manager di una multinazionale, è stata trattata in 12 giorni e ora è tornata in Cina guarita

ATRI. Richiamare ad Atri, città di poco più di 10mila abitanti, pazienti anche dalla Cina non è cosa da poco. Accade nella divisione di endocrinologia e malattie metaboliche del San Liberatore, che fa miracoli con due soli medici, quattro infermieri e un Oss.

Qualche tempo fa il primario, Bruno Raggiunti, è stato contattato da una manager che vive a Shanghai, che su internet aveva letto di una tecnica mini invasiva praticata nel reparto: l’alcolizzazione delle cisti tiroidee. Raggiunti, che non è nuovo a questo tipo di contatti, visto che ha già curato pazienti arrivati dagli Stati Uniti o dall’Australia, non si è scomposto più di tanto e ha dato subito un appuntamento alla donna. Che ha preso un aereo dalla Cina e si è sottoposta a una serie di trattamenti intensivi ad Atri, fino alla guarigione.

«In effetti nella seconda metà del 2016», ha confermato Raggiunti, «ho ricevuto la telefonata di un signore dalla Calabria che mi ha chiesto se la nostra unità operativa complessa effettua ancora il trattamento delle cisti tiroidee con la tecnica mini-invasiva dell'alcolizzazione o Pei (Percutaneous ethanol injection). Ho risposto di si che la riteniamo il "gold standard" terapeutico nelle cisti tiroidee. Non a caso un nostro lavoro pubblicato nel 2009, su una rivista scientifica Internazionale ha messo in evidenza un esito cicatriziale ed una riduzione del volume iniziale della cisti pari al 94%».

In sostanza, fatto uno studio citologico del nodulo con un ago aspirato e accertato che è di natura benigna, viene introdotto un ago sottile nella cisti: una prima volta viene svuotata del contenuto liquido, la seconda viene iniettato l’anestetico, la terza viene introdotto alcol etilico al 99% in quantità pari al 25% del liquido estratto e infine viene iniettato di nuovo anestetico locale per impedire all'alcol di refluire procurando così dolore localizzato al collo. In genere i trattamenti vengono distanziati tra loro da un minimo di tre giorni ad un massimo di 7. Il numero dei trattamenti varia in base alla grandezza delle cisti ed alla reazione individuale all'alcol. In genere, finito il trattamento, i pazienti vengono rivisti a distanza di due mesi e poi ogni sei mesi per cinque anni.

Accertato che il trattamento veniva ancora praticato, l’uomo ha chiesto a Raggiunti se poteva contattarlo una sua parente italiana, ma che da tempo vive nella Repubblica Popolare Cinese. Da qui la telefonata di D.C.A., 40 anni. «La signora mi ha contattato», continua Raggiunti, «riferendomi che era portatrice di un "gozzo cistico" che i colleghi cinesi volevano trattare con la chirurgia. Tramite internet aveva letto il mio lavoro sull'alcolizzazione ed aveva rintracciato il luogo dove operiamo. Ha detto che sarebbe venuta ad Atri per farsi curare. E così è stato. E’ stata in cura da noi per due settimane, soggiornando in un albergo di un paese limitrofo ad Atri. La paziente è stata sottoposta a quattro sedute di alcolizzazione, una ogni tre giorni, la durata totale è stata di 12 giorni. Per mail ci ha confermato che non ci sono state recidive a tutt'oggi».

L’unità operativa di endocrinologia di Atri è l’unica complessa esistente nelle Asl abruzzesi e assicura varie altre prestazioni, ad esempio il laser (sui noduli solidi benigni), i test ormonali per la diagnostica di terzo livello e numerosi percorsi di diagnosi e cura come day hospital, day service e ricoveri ambulatoriali complessi.

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