Addio Ryanair, ma l’Abruzzo si può permettere di perderla?

Le cause, le ripercussioni, le alternative alla low cost dopo l’ annuncio dello stop alla base di Pescara Affinché resti occorre fare presto. E accontentarla con forme compensative al caro-tasse...

PESCARA. Cinque domande per cercare di capire qualcosa di più sulla decisione di Ryanair di lasciare l’Abruzzo, sulle sue conseguenze e le possibili prospettive. L’annuncio della società aerea low cost irlandese di tagliare dal prossimo autunno almeno cinque delle sue attuali sette rotte dall’aeroporto d’Abruzzo di Pescara (vedi tabella accanto) ha gettato nel panico i lavoratori dell’intero sistema dei trasporti, operatori del turismo e dell’industria oltre che sollevare polemiche politiche. Ryanair ha indicato nel rincaro delle tasse – da 6 a 9 euro per passeggero – deciso del governo, la motivazione principale della sua decisione – che interessa anche gli aeroporti di Alghero e Crotone – lasciando tuttavia aperto lo spazio per la trattativa con Saga (società regionale che gestisce l’aeroporto) affinché qualche volo possa restare. Ma la partita si gioca sui lauti contributi, fatti passare come incentivi, che le Regioni hanno in questi anni fatto arrivare a Ryanair cercando di aggirare la normativa sugli aiuti di Stato. L’Abruzzo, a fronte di un piano industriale proiettato alla sostenibilità economica nel 2018, li ha dimezzati da 5 a 2,5 milioni di euro. E da qui la Saga è ripartita pubblicando una manifestazione di interesse rivolta ad altri vettori che volessero atterrare a Pescara. L’obiettivo è di arrivare alla soglia dei 500mila passeggeri annui, indicata dal ministero per conservare la categoria di “aeroporto di interesse nazionale”. Ma Ryanair detiene in questo caso l’importante fetta di 480mila passeggeri trasportati nel 2015 su 604mila totali. L’Abruzzo può permettersi il lusso di perderla?


1) Perché Ryanair ha deciso di colpire Pescara, Alghero e Crotone e non gli aeroporti di Ancona e Bari?

L’annuncio della low cost interessa innanzitutto gli aeroporti dove ha i contratti in scadenza (e il contratto con Saga a Pescara scade a giugno). All’aeroporto di Bari il contratto in essere è di cinque anni e la magistratura ha aperto un'inchiesta. L’altro aspetto riguarda la mancata conferma dei contributi regionali manifestata sia dall’Abruzzo, sia dalla Regione Sardegna (per l’aeroporto di Alghero) sia della Calabria (per l’aeroporto di Crotone, che nel frattempo è stato già degradato a scalo regionale). Ogni gestione ha poi una situazione di dissesto particolare (Alghero è sotto di 10milioni di euro, Ancona è in rosso per 40 milioni), così come i volumi di traffico. Più sono bassi più sono ridotti i margini entro i quali Ryanair può operare per ricavare un guadagno. E questo anche a causa dell’aumento delle tasse statali (non a caso la società aerea sta spostando i voli all’estero, in particolare in Spagna, dove i rincari non ci sono stati).
2) E’ possibile che Ryanair ci ripensi?

A detta della Saga, il vettore irlandese è disponibile a rivedere le sue decisioni se le vengono offerte “forme compensative” al caro-tasse ed entro le prossime settimane. La trattativa è in corso. Ma attenzione: la Saga può pensare a sconti sui servizi aeroportuali, o ad altre forme d’incentivo. Perché il budget dimezzato dei contributi resterebbe comunque quello dei 2,5 milioni di euro (non 5 come negli anni passati) da dividere eventualmente con altre società aeree.
3) Ryanair può essere rimpiazzata da altri vettori a Pescara?

Il problema non è tanto trovare un’altra compagnia aerea quanto che sia affidabile, che garantisca la continuità del servizio e che applichi possibilmente gli stessi prezzi low cost dei biglietti. In questo Ryanair sembra impareggiabile grazie anche alla disponbilità di una ampia e moderna flotta con la quale copre tutta Europa. Probabilmente ci dovremo “accontentare” di vettori low cost più piccoli e/o regionali che costano meno e che viaggiano su scali meno importanti rispetto a Londra e Parigi. La ricerca della Saga è rivolta proprio a questo, con l’aperture di nuove rotte in particolare verso l’Est (a marzo tra l’altro riprende il collegamento con Budapest).
4) Quali sono le ripercussioni all’addio di Ryanair?

Meno voli, meno passeggeri, meno lavoro, meno economia. Tutti elementi negativi che si riflettono nell’economia e nell’indotto occupazionale generato dall’aeroporto. Una ricerca commissionata all’Università d’Annunzio dall’ex presidente Saga Lucio Laureti ha calcolato che ogni turista atterrato in Abruzzo spenderebbe 160 euro al giorno per cui l’ammontare complessivo del giro d’affari che ruoterebbe intorno all’indotto del turismo sarebbe pari a 116,2 milioni di euro. Secondo la Cna il valore di un euro verrebbe moltiplicato per 23 nell’indotto. Per quanto riguarda l’occupazione diretta, ai 45 dipendenti (piloti, assistenti volo) Ryanair ha proposto il trasferimento.
5) Le Regione è rimasta a guardare?

La Regione non ha dormito, anzi è stata ben sveglia: basta vedere le tonnellate di euro (oltre 60milioni si calcola) fatte pervenire in questi anni a Ryanair tramite Saga. Come sempre è mancata la vigilanza. L’attuale gestione Saga sapeva bene della fine del contratto e a novembre aveva comunicato alla società aerea la nuova policy, di non avere più cioé tutti i soldi di prima. Nel contempo si è messa alla ricerca di un altro vettore. Ryanair a dicembre aveva confermato i voli dell’estate 2016. Altri incontri, ma nessun accordo. Il peggio che può avvenire ora è l’avvio della procedura di infrazione da parte della UE sugli aiuti di Stato elargiti negli anni passati. L’alternativa è che le Regioni facciano pressione sul governo e quindi sull’Europa affinché sia trovato un accordo per tutte le low cost. A cominciare dalle tasse.

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