Ludopatia, in Abruzzo è emergenza: «Quei fondi vanno sbloccati» 

Dal Serd di Pescara l’appello dopo la sentenza del Tar che congela 1,1 milioni di euro. Il fenomeno non risparmia nessuno: in cura anche uomini delle forze dell’ordine

PESCARA. Gioco d'azzardo: l'Abruzzo è primo in Italia per puntate pro capite: 1.500 euro l'anno. Un fenomeno, la ludopatia, in crescente espansione negli ultimi cinque anni nella nostra regione. I giocatori patologici dilapidano patrimoni familiari, chiedono prestiti ad amici e conoscenti e si indebitano persino con i gestori delle sale.
Tra le categorie di giocatori incalliti, che arrivano anche da Piemonte, Calabria, Lombardia, Lazio e Puglia, spuntano anche i rappresentanti delle forze dell'ordine e militari dell'esercito, oltre a imprenditori, pensionati e casalinghe. Nel piano di contrasto e cura del gioco patologico, lo Stato, nella legge di stabilità 2015/2016, ha stanziato 50 milioni di euro. Fondi ripartiti tra le Regioni (1 milione e 100 mila euro all’Abruzzo), distribuiti alle Asl e assegnati (la quota ripartita ammonta in questo caso a 220 mila euro) ai Ser.D regionali (in Abruzzo a Pescara, Teramo, l'Aquila e Chieti). Anche l'Abruzzo ha ricevuto questi stanziamenti, bloccati per due ordini di motivi: la sentenza del Tar del Lazio che ha annullato i provvedimenti con cui il Ministero della Salute ha approvato i piani di contrasto al gioco d'azzardo patologico (Gap) e l'impossibità di usare i fondi per incrementare il personale destinato ai Ser.D.
Moreno Di Pietrantonio, dirigente psicologo del servizio Gap Ser.D della Asl di Pescara, con 150 pazienti in una città di 1.500 giocatori patologici, lancia l'allarme. «I fondi vanno sbloccati subito e devono essere destinati solo ai servizi pubblici, non ad enti privati non facilmente controllabili». E spiega nel dettaglio: «Attualmente vige un paradosso: lo Stato ci assegna i fondi per fare prevenzione, ma non possiamo usarli per incrementare il numero del personale, sempre carente. Alla Asl di Pescara sono destinati 220 mila euro l'anno finalizzati alla cura e alla prevenzione della malattia e l'assessore alla sanità Silvio Paolucci ha lavorato molto bene su questo fronte. Occorrono soprattutto psicologi per fronteggiare l'emergenza sociale in crescita esponenziale. Il punto controverso è proprio nella possibilità di impiegare queste importanti risorse per il personale che deve svolgere le attività di prevenzione. L'assurdo sta nel fatto che lo Stato da una parte stanzia le risorse per combattere la ludopatia che ormai rappresenta un costo sociale che comincia a superare le entrate nelle casse dello Stato determinate dal gioco d'azzardo e dall'altro non dà alle regioni la possibilità di impiegare queste somme per incrementare il personale in deroga ai tetti di spesa per le assunzioni». Il secondo passaggio riguarda il ricorso del Codacons, associazione di consumatori, che ha obiettato su presunti progetti per la prevenzione della ludopatia presentati dalle regioni, che sarebbero andati a favorire in modo clientelare alcune associazioni private, ma non è il caso dell'Abruzzo. Secondo il Tar, nell'iter di approvazione dei piani, non sarebbe stato coinvolto l'Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d'azzardo che avrebbe dovuto visionare per tempo i progetti presentati dalle regioni. Su queste basi il Tar ha dato ragione al Codacons e bloccato i fondi. A questo punto la Regione Abruzzo, che comunque non è stata toccata da ripartizioni equivoche, dovrà ripresentare il piano anti-ludopatia come promesso nei giorni scorsi dall'assessore Paolucci.

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