TURNO DI NOTTE

Il potere dell’arte nei giorni del virus

A che cosa serve l’arte? È una domanda alla quale è difficile rispondere in maniera condivisa da tutti. Ma si può provare a farlo con un’altra domanda come uno studioso del Talmud. Che cosa spinge le persone a sfidare il rischio di beccarsi il coronavirus pur di poter vedere una collezione di quadri? La domanda-risposta nasce da un fatto di cronaca. La fila che si è presentata, l’altro ieri, alle Scuderie del Quirinale a Roma all’inaugurazione della mostra di Raffaello. Proprio per questo, ieri, il presidente delle Scuderie, Mario De Simoni, ha deciso di limitare l'accesso solo ai prenotati. «Abbiamo dovuto prendere questa decisione», ha spiegato, «perché paradossalmente da giovedì, primo giorno di apertura, siamo stati sommersi dalle richieste e dalla gente in fila e abbiamo visto che in questo modo sarebbe diventato troppo difficile garantire ai visitatori la necessaria sicurezza. Ci sono fasce orarie che sono piene, ma c'è posto per tutti». Non sono, per la gran parte, esperti di arte rinascimentale quelli che si sono messi in fila per dare uno sguardo, anche fugace, ai quadri di Raffaello. Ma l’arte ha, di suo, un potere formidabile, quello di ricordarci che un equilibrio nella vita, nel mondo, è possibile. Un dono prezioso in tempi come questi di timori e tremori in cui la bilancia dell’esistenza ci appare, invece, irrimediabilmente alterata.
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