Alain Delon e Monica Vitti nel film L'Eclisse (1962), di Michelangelo Antonioni

TURNO DI NOTTE

Il silenzio dei sentimenti nei giorni del virus

Ascoltiamo il silenzio come un suono inaudito. L’esilio dal mondo al quale il coronavirus ci costringe acutizza le nostre antenne emotive in un paradossale vuoto di stimoli sensoriali. Ci capita così di ascoltare l’assenza di suoni come una sinfonia di voci. Nel nostro appartarci coatto alla vita c’è un misto di indolenza e di ipersensibilità. Vorremmo tornare a divorare sensazioni e sentimenti ma a impedircelo è una sospensione delle emozioni simile a quella che ci coglie nei momenti che precedono un’eclisse. Nel 1961, preparando la sceneggiatura del suo film, l’Eclisse, Michelangelo Antonioni, annotava nel suo diario poche frasi che suonano familiari nel deserto sensoriale in cui trascorriamo i nostri giorni: «A Firenze per vedere e girare l'eclisse di sole. Gelo improvviso. Silenzio diverso da tutti gli altri silenzi. Luce terrea, diversa da tutte le altre luci. E poi buio, immobilità totale. Tutto quello che riesco a pensare è che durante l'eclisse probabilmente si fermeranno anche i sentimenti. un'idea che ha vagamente a che fare con il film che stavo preparando, una sensazione più che un'idea». Sì, come in quella lontana eclisse, anche qui nei giorni del virus si sono fermati i sentimenti. Come in una vacanza indolente di cui ignoriamo la fine.
©RIPRODUZIONE RISERVATA