Itaru Sasaki e il "telefono senza fili" nel giardino della sua casa in Giappone (da PressReader)

TURNO DI NOTTE

Il telefono per parlare con chi non c’è più

La perdita di una persona cara lascia in noi che restiamo il rimpianto delle cose non dette: la confessione di una verità taciuta per rispetto, una dichiarazione d’amore troppo impudica. La morte interrompe una conversazione che pensavamo eterna. Come colmare questo vuoto? In Giappone c’è un uomo che ci prova da nove anni, da quando è morto un suo cugino molto amato. Itaru Sasaki, questo è il suo nome, ha installato un telefono nel giardino della sua casa a Otsuchi, una città che si affaccia sull’Oceano Pacifico. È un vecchio apparecchio nero di bachelite con il disco per comporre il numero. È un telefono particolare perché non ha fili e non ti mette in comunicazione con nessuno. Con quell’apparecchio Itaru conversa con il fantasma del cugino perduto. Ma da qualche tempo, a parlare nel telefono non è solo lui, ma tante altre persone ferite come lui. Sono i parenti delle vittime dello tsunami che, nel 2011, devastò il Nordest del Giappone. Arrivano dalle città e dai paesi vicini. Itaru le accoglie nel suo giardino e indica loro il telefono di bachelite nera. Come lui, anche loro parlano nel vuoto fisico; come lui, anche loro confidano a chi non c’è più le meravigliose banalità della vita che prosegue dopo la morte. Così, con la pacata rassegnazione di chi finalmente accetti quel vuoto.
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