CARTA MONDO

Contrordine, i robot creano più lavoro

Nel 2016 in Giappone 15.432 anziani affetti da demenza hanno lasciato casa e si sono persi. Per combattere il fenomeno una multinazionale di bibite, la Asahi Soft Drink Co. Ha lanciato l’idea di dotare ogni anziano di un braccialetto che possa entrare in contato con le macchinette di distribuzione delle bibite che in Giappone sono onnipresenti. Se l’anziano si perde la macchinetta chiama direttamente un taxi o un familiare e lo fa riportare a casa. Questa storia, che leggo in un reportage di Giulia Pompili sul Foglio, mi fa pensare due cose: 1) che la tecnologia funziona come lo stato moderno, ci ruba libertà in cambio di sicurezza; 2) che la tecnologia può cambiare in maniera imprevista il profilo di business delle imprese. Se un’industria di bibite può occuparsi e preoccuparsi dell’accudimento degli anziani più fragili, tutto può essere possibile. Persino che i robot finiscano per creare più lavoro, come scrive in un pezzo sul New York Times Ruchir Sharma, secondo il quale nei paesi dove c’è più automazione la disoccupazione è scesa più velocemente dopo la crisi del 2008 (Germania, Gran Bretagna e Giappone in testa), anche se i nuovi posti di lavoro hanno salari mediamente più bassi. Nessuno però può dire una parola definitiva su un processo tecnologico di cui non conosciamo gli esiti. Per esempio, secondo un apocalittico come Kevin Drun (citato sempre dal Foglio), nel 2060 l’intelligenza artificiale sarà in grado di svolgere qualsiasi mestiere. E, quello che è peggio, meglio di noi umani.