VISTO E SEGNALATO

La (vana) lezione dell'Arminuta per Borgo Sud / VIDEO

PESCARA. Il film sull'Arminuta, il romanzo con cui la scrittrice abruzzese Donatella Di Pietrantonio ha vinto il Premio internazionale Campiello quattro anni fa, ha riscosso grande successo al Festival di Roma ed è tra i 18 film italiani in corsa per la designazione alle candidature dell'Oscar. Mercoledì 20 ottobre fa il suo esordio sullo schermo a Pescara. Ma è un caso esemplificativo di come le cose in Abruzzo spesso vengono lasciate andare e passare. Anche le più belle, anche quelle che vengono apprezzate più dall'esterno e che ci vengono invidiate.

L'Arminuta (la "ritornata" in dialetto abruzzese) è il romanzo che sa di Abruzzo, è radicato in Abruzzo, evoca tradizioni abruzzesi, nelle sue pagine si respira l'Abruzzo. Per il film era stato pure avviato il  casting a Pescara - erano richieste figure prettamente locali, le protagoniste sono di Vasto dove erano stati effettuati anche i provini - ma alla fine è stato girato nel Lazio. Questo nel momento in cui in Abruzzo si parlava da tempo della necessità di rendere operativa la legge sulla Film commission con la quale le altre regioni riescono da anni a promuovere la loro immagine attraverso prodotti cinematografici a cui collaborano finanziariamente (la Puglia insegna).

IL COMMENTO DELLA SCRITTRICE

Di Pietrantonio: "Film commission in Abruzzo? Basterebbe copiarla da altre regioni"
La scrittrice sul film L'Arminuta, ispirato dal suo romanzo bestseller e girato nel Lazio anziché nella nostra regione: "Da noi la legge c'è, ma non è stata finanziata"

Breve parentesi: la legge sulla Film commission in Abruzzo esiste - risale alla scorsa legislatura e porta la firma di Giovanni Lolli - ma non è applicata, perché non ha i fondi necessari ed è ritenuta "vetusta" per un mercato "in continua evoluzione". Tanto che per promuoverla e ricevere qualche "consiglio", di recente una delegazione regionale ha preso bagagli e aereo ed è arrivata fino a Los Angeles, patria dei massimi produttori americani, ed è tornata dicendo di avere raccolto tanti consensi e tanti indirizzi.

Dunque l'Arminuta è stata esportata nel Lazio, perché lì la Film commission funziona e ha fatto un'offerta irrinunciabile affinché l'ambientazione cinematografica fosse in qualche paesino di quelle parti piuttosto che nei veri posti citati nel romanzo. Ci può stare, vince il mercato. A patto l'incoerenza scenografica (The show must go on), l'Arminuta è già un successo nel mondo.

Di certo l'Abruzzo non ci fa una bella figura, quando nei titoli di coda gli spettatori si accorgono di aver assistito a un film tratto da un romanzo abruzzese (scusate, ambientato e scritto in Abruzzo) girato nel Lazio. Occasione mancata, scippo o non scippo, l'Arminuta è andata (e in questo caso non è più ritornata). 

E ora viene il bello - o il peggio, decidete voi - perché dopo il primo romanzo best seller della Di Pietrantonio tocca alla sua ultima creazione, e cioé Borgo Sud, secondo al Premio Strega 2021, anch'esso e anzi ancora di più radicato nell'ambiente abruzzese e in particolare nel borgo marinaro di Pescara. Anche in questo caso, gli altri si sono fatti sotto e hanno offerto belle somme affinché il romanzo diventasse un film. Girato di nuovo altrove, fuori quindi dal suo ambiente naturale del borgo Marina, magari ricostruito negli studi di Cinecittà.

E l'Abruzzo? Mah, dopo la lezione dell'Arminuta, si è mosso (in ritardo), ma non al punto tale da avanzare finora una sua candidatura concreta - sarebbe la prima nella storia - affinché possa essere realizzato sotto casa. Alla Regione se ne sono accorti e stanno cercando di infilarsi in qualche margine. E' chiaro, occorrono competenze tecniche amministrative, conoscenze, e finanziamenti. Occorre decidere e aspettare i fondi del Pnrr Draghi - Piano nazionale ripresa resilienza - dove tutti stanno guardando sperando di "attingere", sarebbe troppo tardi. Con il rischio di dover leggere un domani che Borgo Sud, con le sue piazze e storie, è stato girato fuori Pescara. L'anima del romanzo resta, l'identità  del Borgo scompare, e la cultura non dev'essere politica. (a.mo.)

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