Nicola Legrottaglie

PALLA AL CENTRO

Mentalità e novità tattiche, il rimpianto è Machìn

Due partite (altrettante vittorie) regalano delle sensazioni che, comunque, andranno confermate nel tempo sul lavoro svolto da Nicola Legrottaglie. Intanto la ventata di novità e di positività che ha pervaso prima lo spogliatoio e poi l’ambiente. Quel sorriso con cui il 43enne ex difensore approccia tutti è contagioso. Il linguaggio del corpo produce stimoli, la comunicazione è un invito ad alzare l’asticella degli obiettivi. E si condensa in un cambio di marcia per quel che riguarda la mentalità della squadra, non più timida e incerta. Ora sprigiona energia positiva attraverso il gioco e il modo di stare in campo. Riflette l’immagine del suo allenatore, schietto e diretto, portatore di un entusiasmo che ha rimesso in carreggiata uno spogliatoio lacerato dal divorzio da Luciano Zauri.

Il lavoro di Nicola Legrottaglie non è solo mentale. Anche a livello tecnico e tattico ha voltato pagina. Intanto la difesa a tre. Una vera difesa a tre con gli esterni che sono ali più che terzini. I due gol di Gabriele Zappa non sono un caso, bensì il frutto di una precisa indicazione del tecnico che vuole il laterale molto alto, pronto a partire dalla linea dei centrocampisti e a inserirsi fino in fondo. Indicativo è l’atteggiamento della squadra con i tre difensori alti, quasi sulla linea di centrocampo tanto da ricordare la linea di Zeman. I tre sono aggressivi e tendono ad andare in anticipo sull’attaccante in modo tale da accorciare. Questo modo di stare in campo espone i difensori a dei rischi, ovviamente. Ma è il prezzo da pagare a una mentalità garibaldina. Che piace. E che permette alla squadra di restare compatta.

Altro concetto caro a Legrottaglie è il recupero veloce del pallone. C’è l’aggressione immediata del portatore di palla ad opera di più biancazzurri, un atteggiamento che era anche del Barcellona di Guardiola ai tempi del Tiki Taka.

Tutto questo presuppone una certa intensità di gioco e altrettanta fluidità della manovra. Che a Udine contro il Pordenone si è vista in maniera nitida e che lunedì sera si è notata solo a tratti. Perché tu puoi avere i concetti di gioco più efficaci, ma in campo vanno i giocatori e la loro qualità tecnica determina la prestazione e il risultato. Non può sfuggire la differenza tra le due gare: uno spettacolo a Udine, un’ora di sofferenza contro il Cosenza senza nemmeno un tiro in porta prima dell’intervallo. E la differenza sta proprio nella partenza di Machìn (verso Monza) che _comunque la si voglia mettere _ ha segnato l’indebolimento del Pescara al termine della sessione di mercato di gennaio. Già nella passata stagione la cessione di Machìn (al Parma) aveva influito sul rendimento della squadra, questa volta in maniera ancor più considerevole. Al di là di quello che potrà produrre l’effetto Legrottaglie rimarrà sempre il rimpianto dei tifosi per quello che sarebbe potuto essere il Pescara con Machìn in campo fino alla fine della stagione.

@roccocoletti1

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