Licenziata per una foto Ma il giudice la reintegra 

Per la coop sociale in cui lavora la dipendente era a Roma nei giorni di malattia Sotto accusa un’immagine pubblicata su Facebook che però era di 2 anni prima

LANCIANO. Licenziata per una foto su Facebook, ma il giudice la reintegra «per insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore». È accaduto lunedì scorso al tribunale di Lanciano con una sentenza del giudice del lavoro Cristina Di Stefano che cristallizza una circostanza particolare, segno dell’invasione della tecnologia e dei social network nelle vite private, e soprattutto pubbliche, delle persone. La lavoratrice, difesa dall’avvocato Franco Ferrante, era stata accusata dall’azienda per cui lavorava, la cooperativa sociale Sirio, azienda di servizi che opera nell’ospedale Renzetti, di aver abusato dei giorni di malattia dal momento che sul social network Facebook era stata pubblicata una foto in cui la lavoratrice, assieme ad altri colleghi, si trovava a Roma nello stesso giorno in cui sarebbe dovuta essere a casa malata. Un fatto, tuttavia, avvenuto due anni prima rispetto ai giorni contestati alla dipendente e verificato dal giudice anche grazie all’intervento di diversi testimoni. La donna, l’11 febbraio 2017, un sabato, aveva avvisato la responsabile tramite messaggio telefonico che sarebbe mancata due giorni perché non in grado di prestare servizio per motivi di salute. Il 24 febbraio, tuttavia, la donna si vede recapitare una lettera di contestazione disciplinare in cui l’azienda dichiarava di aver appreso che nei giorni di malattia la donna si sarebbe recata a Roma. A nulla sono valse le giustificazioni fornite e la spiegazione che in quei giorni la dipendente non si era mossa da casa: il 16 marzo la Sirio ha irrogato il procedimento disciplinare del licenziamento ai sensi delle norme del Jobs Act per «inosservanza delle norme mediche per malattia». In sede giudiziaria è stato però accertato che la donna, assieme ad alcuni colleghi, si era effettivamente recata a Roma, non l’11 febbraio del 2017, bensì due anni prima, ovvero l’11 febbraio 2015. La foto era stata pubblicata da una collega sul social network proprio perché ricorreva la data della giornata trascorsa insieme. Alcuni colleghi hanno inoltre testimoniato che non solo il viaggio era relativo a due anni prima, ma che si trovavano al lavoro nelle giornate contestate per il 2017. La cooperativa è stata quindi condannata alla reintegra della lavoratrice sul posto di lavoro, al pagamento di 12 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento, al versamento dei contributi e al pagamento delle spese di giudizio per 6.500 euro. «Si tratta di una sentenza importante», commenta l’avvocato Ferrante, «ed è la prima del tribunale di Lanciano sul Jobs Act che reintegra una lavoratrice sul posto di lavoro con tutti gli oneri e i risarcimenti dovuti. È opportuno rimarcare che anche con il Jobs Act dunque, se il fatto contestato risulta non veritiero, il reintegro può verificarsi ugualmente».
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