Martelli: giustizia è fatta, quella notte ci perseguita 

Il medico rapinato e picchiato con la moglie: siamo soddisfatti per la sentenza Nessuna voglia di vendetta: grazie a procura e investigatori, un ottimo lavoro

LANCIANO. «Siamo soddisfatti della sentenza, non per la condanna in sé ma perché si è chiusa questa triste vicenda che ancora ci tiene in pensiero la notte. Siamo contenti dell’ottimo lavoro svolto da procura, polizia e carabinieri». Il giorno dopo la sentenza con pene complessive per 65 anni, conferma la pacatezza che lo ha sempre contraddistinto il medico Carlo Martelli, aggredito e pestato assieme alla moglie Niva Bazzan, a cui era stato tagliato con estrema ferocia il padiglione auricolare, da una banda romena entrata nella loro villa all’alba del 23 settembre 2018 per una rapina.
Un commento di soddisfazione dopo la sentenza con cui martedì scorso il giudice Giovanni Nappi ha condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione Alexandru Colteanu, il braccio violento della gang, a 11 anni e 4 mesi Marius Adrian Martin, la mente del gruppo, a 10 anni Ruset Aurel e Costantin Turlica, a 9 anni e 4 mesi Ion Turlica e a 8 anni George Ghiviziu (i pali) e 10 mesi, pena sospesa, per Gheorghe Traian Jakota, che rispondeva di favoreggiamento e non di rapina pluriaggravata, lesioni gravissime e sequestro di persona come gli altri. «Ci sentiamo più sereni», dice Martelli, «anche se di notte il pensiero di quanto accaduto lo abbiamo ancora. Ora siamo più tranquilli. Speriamo di non rivederli in giro». Sul fatto che i due coniugi non siano mai andati alle udienze del processo svolto con rito abbreviato, non abbiano nominato un avvocato difensore e non si siano costituiti parte civile, il medico spiega: «Non aveva senso avere un avvocato, ci ha rappresentato la procuratrice Mirvana Di Serio. Non serviva andare a creare caos e non ci interessa il risarcimento. Ringraziamo la procura, la polizia e i carabinieri per l’ottimo lavoro svolto».
Tante le forze impegnate per non lasciare impunita la rapina più cruenta che la città ricordi: gli agenti del commissariato di Lanciano e i carabinieri della compagnia di Lanciano, la squadra mobile di Chieti, del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia di Stato di Roma, gli agenti della scientifica di Ancona, i carabinieri del Cio, con uomini giunti dal Lazio e dalla Calabria. A coordinarli la procura che ha formulato le accuse, racchiuse in 1.200 pagine. «Ora andiamo avanti, non vogliamo ripensare al dolore passato, a quella notte di violenza inaudita che è difficile descrivere», chiude il medico, «è accaduto e spero non accada mai più, a nessuno». Mai parole di rabbia o vendetta sono uscite dalla bocca dei coniugi, ma la voglia di giustizia sì, fin dal primo giorno, dai letti dell’ospedale Renzetti dove sono stati ricoverati. Giustizia che però deve ancora finire il proprio corso: ci sarà infatti l’appello che i legali degli imputati hanno già annunciato.