Settant’anni fa l’esplosione che uccise 7 giovani operai

9 Luglio 2016

Il 9 luglio del 1946 saltò in aria la fabbrica di cartucce giocattolo a Palazzo Farnese A raccontare la tragedia il figlio dell’ex proprietario nato proprio in quel giorno

ORTONA. Era il 9 luglio 1946. Ricorre esattamente oggi il settantesimo anniversario di una delle tragedie più pesanti della storia del dopoguerra ortonese. Sette giovani, con età massima di 21 anni, morirono a causa di un'esplosione di una fabbrica di cartucce giocattolo per bambini sita all'ultimo piano di Palazzo Farnese, allora edificio privato appartenente alla famiglia Berardi. Diversi furono i feriti. Le vittime, Maria Giacinta Misci (21 anni), Tommaso Misci (18 anni), Bianca Borghetti (20 anni), Mirella Palermo (15 anni), Velia Gabriella Colonna (17 anni), Renato Boromeo (19 anni), Rita Tentucci (15 anni), riposano all'interno del cimitero capoluogo di Ortona.

Ma quel giorno di luglio, nel dramma, ci fu spazio anche per qualcosa di magicamente bello. Nacque infatti Nino Berardi, figlio di Guglielmo, uno degli amministratori di Palazzo Farnese, dove vi si era recato qualche ora prima per riscuotere gli affitti.

Fortunatamente Guglielmo Berardi era già andato via dall’edificio nel momento dell’incidente. Tuttavia la moglie, venuta a sapere dell'esplosione e non vedendo rientrare in casa il padre del bimbo che portava in grembo, iniziò a preoccuparsi per le sorti del marito. Accusò un malore e forse anche l'agitazione contribuì a far sì che il 9 luglio 1946 vennisse al mondo il piccolo Nino, oggi insegnante in pensione. È proprio lui, che negli anni ha approfondito quanto accaduto in quel giorno d'estate recuperando anche articoli di giornale dell'epoca, a concederci una testimonianza della vicenda. I motivi dell'esplosione vennero attribuiti alla combustione del fosforo e del cloro mentre erano lavorati da alcuni operai.

Lo scoppio provocò la caduta di un'ala del fabbricato, sotto le cui macerie morirono i sette giovanissimi ragazzi, e dozzine di persone rimasero ferite. Nei successivi frangenti al dramma sul posto accorsero i vigili del fuoco di Chieti i quali, mentre si apprestavano a recuperare i corpi delle vittime, vennero coinvolti in un ulteriore scoppio che ferì tre di loro oltre che un civile.

La ditta che fabbricava cartucce era abbastanza importante per il periodo: «Venivano costruite dalla Bottega», ci racconta Berardi. «Era molto brava nel proprio mestiere, tant'è che poi andò via da Ortona e iniziò a lavorare a Cinecittà, dove realizzava gli effetti speciali per i film».

Per Ortona quel 9 luglio di settant'anni fa fu un giorno difficile, «che con il tempo ho scoperto non essere molto ricordato», commenta Nino Berardi, «ma si tratta di uno degli episodi più tristi del dopoguerra ortonese».

Un accadimento che vede strettamente coinvolto lui stesso, figlio proprio di quel 9 luglio 1946. «Mia madre, quando in città iniziarono a diffondersi le prime voci di ciò che era successo, sapendo che suo marito era andato a Palazzo Farnese, a quel tempo di proprietà della nostra famiglia, si sentì male. Ed invece mio padre si trovava altrove nel momento dell'incidente. Ad ogni modo qualche ora più tardi nacqui io». Così oggi Nino Berardi compie il suo settantesimo compleanno. Nel giorno della tragica ricorrenza c'è un motivo per essere felici.