Valore degli immobili e quote ai privati Ecco le incongruità emerse nella perizia
VASTO. Valutazione degli immobili, diverso valore attribuito alla superficie pubblica e a quella privata e tecnici scelti dal Comune per valutare i progetti da loro redatti. Sono alcune delle incongruità che emergono nella perizia dell’ingegner Enrico De Acetis e dell’avvocato Andrea Luccitti, i due consulenti incaricati dalla Procura di Vasto nell’ambito dell’inchiesta sugli ex palazzi scolastici di corso Italia.
Una perizia tornata di attualità dopo l’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale che ha dato il via libera alla istituzione di una commissione d’inchiesta, la stessa che due anni prima era stata bocciata dalla maggioranza perché ritenuta inutile e oggi respinta dalla opposizione di centrodestra. In quest’ottica assume rilievo la perizia tecnica disposta a suo tempo dalla Procura. L’indagine, avviata nel 2002, è stata in seguito archiviata perché la magistratura non ha ravvisato fatti penalmente rilevanti, ma leggendo gli atti appare chiaro che quella operazione non è stata tanto conveniente per il Comune.
Uno dei nodi affrontati dai consulenti è sulla valutazione degli immobili: l’amministrazione ritenne congruo il prezzo di 7,6 miliardi di lire proposto nel 1995 dall’impresa Edmondo (che ristrutturò i due edifici), senza tener conto che già negli anni ’80 gli immobili valevano 8,2 miliardi di lire. Altro aspetto, non secondario, è sulle quote cedute: in cambio della ristrutturazione la ditta pescarese ha ottenuto il 55% della proprietà, mentre all’ente è andato il 45%, con la differenza che al privato sono andati i negozi e alla parte pubblica i portici.
Gli stessi consulenti hanno messo in rilievo anche un’altra incongruenza: la presenza dell’architetto Bruno Celupica (uno dei professionisti che ha redatto il progetto per la Edmondo) nella commissione incaricata di valutare l’intervento di ristrutturazione. Di materiale per i consiglieri ce n’è a iosa.
Una perizia tornata di attualità dopo l’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale che ha dato il via libera alla istituzione di una commissione d’inchiesta, la stessa che due anni prima era stata bocciata dalla maggioranza perché ritenuta inutile e oggi respinta dalla opposizione di centrodestra. In quest’ottica assume rilievo la perizia tecnica disposta a suo tempo dalla Procura. L’indagine, avviata nel 2002, è stata in seguito archiviata perché la magistratura non ha ravvisato fatti penalmente rilevanti, ma leggendo gli atti appare chiaro che quella operazione non è stata tanto conveniente per il Comune.
Uno dei nodi affrontati dai consulenti è sulla valutazione degli immobili: l’amministrazione ritenne congruo il prezzo di 7,6 miliardi di lire proposto nel 1995 dall’impresa Edmondo (che ristrutturò i due edifici), senza tener conto che già negli anni ’80 gli immobili valevano 8,2 miliardi di lire. Altro aspetto, non secondario, è sulle quote cedute: in cambio della ristrutturazione la ditta pescarese ha ottenuto il 55% della proprietà, mentre all’ente è andato il 45%, con la differenza che al privato sono andati i negozi e alla parte pubblica i portici.
Gli stessi consulenti hanno messo in rilievo anche un’altra incongruenza: la presenza dell’architetto Bruno Celupica (uno dei professionisti che ha redatto il progetto per la Edmondo) nella commissione incaricata di valutare l’intervento di ristrutturazione. Di materiale per i consiglieri ce n’è a iosa.
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