«Nel mio film c’è il sogno di Teresa: essere Maurizio» 

Il regista abruzzese in sala con “Nati due volte”  «Una storia vera e dura, ma trattata col sorriso»

Un film che arriva come una carezza, leggera ma onesta, di quelle che ti muovono qualcosa dentro. Delicato, ma allo stesso tempo drammatico, nell’accezione della parola derivante dal greco “drama” che significa azione, e dunque movimento, e quindi vita con tutte le sue sbavature e le sue meraviglie, con i drammi e gli amori, le difficoltà e il riscatto.
“Nati due volte” del regista abruzzese (nato a Rocca San Giovanni) Pierluigi Di Lallo, prodotto da Gianluca Vania Pirazzoli, dal 14 novembre nelle sale cinematografiche, è la storia di una trasformazione e di mille cambiamenti, di innumerevoli percezioni, di infinite sensazioni e del gran numero di sfumature che può avere l’amore, il sesso, il rispetto per sé, l’autenticità, se è vero come è vero, quello che dice il personaggio di Agrado in “Tutto su mia madre” di Almodòvar, che «una è più autentica quanto più assomiglia all’idea che ha sognato di se stessa».
“Nati due volte” parla, per la prima volta in una pellicola girata in Europa, della transizione di genere “female to male” (da donna a uomo) e ha già riscosso il placet di tutti quelli che lo hanno visto in anteprima, nei giorni scorsi a Venezia, nell’evento collaterale di scena all’Italian Pavilion, nel corso della 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Tratto da una storia vera e ambientato nel 1989, il film segue la storia della famiglia Di Tullio, che temendo il giudizio di una piccola cittadina dalla mentalità provinciale e non riuscendo a comprendere i desideri della loro figlia adolescente che vuole cambiare sesso, decide di trasferirsi a Milano, una città che non li conosce e soprattutto non li giudica. Lì, lontano dagli occhi di tutti i suoi cari Teresa intraprende quel lungo percorso che la porterà a diventare Maurizio. Il transgender quarantenne è costretto tuttavia dopo molti anni a tornare nel suo paese natale, in seguito alla morte della madre. In una girandola di equivoci e di situazioni grottesche, Maurizio sarà costretto a fare i conti con tutte le questioni che aveva lasciato irrisolte quando era fuggito dai pregiudizi e dalle vessazioni dei compaesani. Di tutto rispetto il cast che vede tra i protagonisti Fabio Troiano e Euridice Axen, Marco Palvetti, Gabriele Cirilli, Vittoria Schisano (prima attrice transgender italiana), Francesco Pannofino, Rosalinda Celentano, Riccardo Graziosi, Catena Fiorello, Umberto Smaila, Nini Salerno e Lallo Circosta.
Di Lallo, da dove viene la scelta di un tema forte come l'identità sessuale di genere per la sua seconda opera da regista?
Questa storia mi è arrivata dritta come un pugno. È una storia vera, ho incontrato personalmente il vero Maurizio e mi ha affascinato da subito il suo percorso. Quando ho cominciato a scrivere il soggetto, mi sono voluto mettere in discussione per un film scomodo, dai temi scomodi, ma che ho voluto affrontare in modo delicato e non banale. Anche con Ambo ho trattato di un tema difficile come l’infertilità maschile e anche in questo caso l’approccio è volutamente stato delicato.
Cosa l'ha colpita di Maurizio?
Tutto è nato da una sua frase: “Sai cosa significa per me farmi la barba?”. Ho immaginato, e quindi vissuto, tutto il suo tormento, il suo dramma, in un percorso che se ci pensiamo è folle, dove si prevede una mutilazione, in un’operazione per certi versi rischiosa. Tutta quella forza, quella disperata ricerca della felicità e dell’autenticazione di se stessi mi hanno davvero mosso qualcosa dentro che volevo trasferire in un film.
Come ha affrontato la storia?
Mi sono imposto di rispettare me stesso e la storia facendo parlare il cuore e il coraggio, nient’altro. Intenzionalmente non ho affrontato il lato medico e politico di una transizione di genere, ma sono partito dalla storia di un uomo che si innamora, usando il filtro di una chiave brillante e delicatamente spiritosa, perché spesso il modo migliore di parlare di cose serie è farlo con il sorriso. Inoltre mi sono molto documentato e ho chiesto pareri e consigli alla comunità Lgbt. Tutti quelli che hanno visto il film ne sono rimasti entusiasti. “Nati Due Volte” ha inoltre ricevuto il premio per il film più votato dal pubblico al ICFF Canada Italian Contemporary Film Festival, che, in quell’ambito, rappresenta la massima onorificenza.
È tornato a girare in Abruzzo, come accaduto per le splendide scenografie di “Ambo”?
Avrei voluto, ma ho riscontrato difficoltà dato che non c'è ancora una Film commission e quindi ho girato in Umbria., una realtà molto vivace dal punto di vista di progetti artistici e cinematografici.
Il prossimo progetto?
A fine novembre cominceremo la lavorazione del mio nuovo film che sto scrivendo con due grandi sceneggiatori. Sono riuscito a mettere su una coproduzione italo/canadese con un grande cast e un attore internazionale su cui vorrei mantenere il riserbo per scaramanzia. Le riprese saranno tra Italia e Canada a partire da maggio/giugno.
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