«È una piazza naturale di discussione»

L’editor Donghi: la città sarà anche un centro di elaborazione di un nuovo modo di fare politica

L’AQUILA. Pensa già alla seconda edizione del Festival della partecipazione, Pino Donghi, editor della manifestazione. Il suo è uno “sguardo lungo”, che abbraccia un ampio arco temporale. Già da lunedì, si scalderanno i motori per pensare al prossimo anno. E di idee ce ne sono molte.

Per l’edizione 2016 del Festival è stata scelta L’Aquila. Dal prossimo anno ci saranno location diverse?

«Assolutamente no. Già da lunedì prossimo inizieremo a progettare la seconda edizione dato che l’iniziativa è stata pensata su scala decennale. Programmeremo eventi lungo tutto l’anno per costruire un calendario di appuntamenti singoli, con temi specifici. Uno dei primi argomenti in agenda è la partecipazione dei cittadini alla governance delle banche visto anche quello che è accaduto negli ultimi mesi».

La scelta dell’Aquila com’è avvenuta?

«In lizza c’erano anche Bergamo e Parma. Anche lì abbiamo trovato grande sensibilità e attenzione, ma all’Aquila, già dal primo incontro a settembre scorso, il sindaco Massimo Cialente si è presentato con tutta la sua squadra pronta. Aveva idee chiare e ci ha detto che non vi poteva essere altra sede che L’Aquila, per un evento simile. Una città da ricostruire è una piazza naturale di discussione. Lanceremo un programma decennale per fare di questa città il centro di elaborazione di un nuovo modo di fare politica. Ciò che sta accadendo nel mondo, e in Italia, richiede la partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica».

Le forme, però, non sono quelle tradizionali?

«Chi non si riconosce nei partiti e nei sindacati, come modelli canonici, ha un modo alternativo per partecipare attivamente alle costruzione della società e all’elaborazione di nuove idee. Questo è il vero motore che anima il Festival della partecipazione».

Quali temi verranno affrontati nei workshop e nei vari momenti di dibattito?

«Partecipazione, città-territorio-ambiente, scuola-educazione, sport, cibo, welfare, arte-scienza e società. Li abbiamo denominati i tratturi, in omaggio alla lingua tradizonale abruzzese. Tratturi intesi come un percorso che si costruisce insieme, nel cammino. Il tema principale resta quello della partecipazione declinato in tutte le sue forme. Abbiamo immaginato che fosse necessario capire come definire, in modo dizionariale, le parole della partecipazione. Per sviscerarle e approfondirle in ogni forma. Anche di questo si parlerà negli incontri in programma seguendo un filo che è quello della costruzione di un modello futuro che poggi le basi sulla partecipazione dei cittadini alle scelte che coinvolgono la società».

Cosa vi aspettate?

«L’entusiasmo che ha caratterizzato i giorni precedenti all’inaugurazione ci fa ben sperare».(m.p.)

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