Così il dipinto di Mytens sarà studiato

«All’Aquila, egli eseguì un’opera veramente eccezionale ed eccellente su una superficie così grande che da sola ricopriva un’intera campata. Vi si vedeva una Crocifissione, piena di figure grandiose...

«All’Aquila, egli eseguì un’opera veramente eccezionale ed eccellente su una superficie così grande che da sola ricopriva un’intera campata. Vi si vedeva una Crocifissione, piena di figure grandiose e di svariati ornamenti, sorprendentemente inventiva nella composizione e nella resa; compiuta con massima difficoltà, infatti, essa venne dipinta con l’ausilio di una scala, in una circostanza nient’affatto semplice, capace di scoraggiare e spaventare qualsiasi artefice». Così Karol van Mander nella biografia di Aert Mytens, compilata appena dopo la sua scomparsa, ricorda la maestosa Crocifissione. Una testimonianza coeva importantissima, secondo la soprintendente ai beni artistici e storica dell’arte, Lucia Arbace. «Aert Mytens è una figura di spicco nell’ambito della folta compagine di artisti fiamminghi operosi in Italia nel tardo Cinquecento», spiega, «rimosso ora dalla sua collocazione, che non è però quella originaria, sarà possibile innanzitutto fotografare adeguatamente per la prima volta lo straordinario telero».