Il saluto di Molinari: non è una punizione finisce il mio servizio

Il ricordo commosso del devastante terremoto «Ho cercato di condividere il dramma degli aquilani»

L’AQUILA. Usa l’immagine del Monte Nebo – il luogo da cui Mosè contemplò una Terra Promessa che non riuscì mai a raggiungere – per raccontare questi 15 anni di servizio episcopale, a sette giorni dall’arrivo all’Aquila del nuovo arcivescovo. Una scadenza che inevitabilmente costringe monsignor Giuseppe Molinari a fare un bilancio inserendo sogni, aspettative, progetti realizzati o lasciati in sospeso. «Io non sono Mosè», dice ai fedeli riuniti a Collemaggio per la funzione di ringraziamento, «e il termine del mio servizio episcopale, non è una punizione divina. È il concludersi normale (secondo le leggi della Chiesa) di una stagione colma di tante benedizioni e grazie del Signore e di una stupenda storia di incontri con fratelli e sorelle, ai quali ho cercato di insegnare la via del cielo e di donare l’unica ricchezza che possedevo: il mio affetto sincero, intenso e perenne».

Sorride mentre parla a due passi dalle spoglie di Celestino V e la malinconia, se c’è, è ben nascosta. Del resto, a chi in questi giorni gli ha chiesto che effetto fa lasciare la guida della diocesi, il presule ha risposto scherzando «tenea succede, come una volta scrisse in dialetto una giovane sposa in una partecipazione di nozze: tenea succede, me sposo…». I suoi occhi diventano tristi quando parla della città: «Non posso non ricordare che l’ultimo tratto del mio servizio episcopale è coinciso con la storia piena di lacrime e di sangue del sisma e del dopo sisma. Con tutta la mia fragilità e i miei limiti, ho cercato di condividere la tragedia degli aquilani». Ma proprio in un momento in cui la comunità fa i conti con un dramma immenso di cui, in tanti, sono «giustamente impegnati a ricercare le cause naturali e umane di questa tragedia – e anche le terribili responsabilità – a noi cristiani, che siamo chiamati a impegnarci generosamente e tenacemente per la ricostruzione, rimane il compito di riscoprire, “scavando e piangendo tra le macerie, i valori umani”, che da una così grande prova possono, malgrado tutto, ancora germogliare».

Ad accogliere fedeli e religiosi (in chiesa tanti parroci della zona) le parole di ringraziamento del vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole che resterà per qualche tempo accanto al nuovo arcivescovo Giuseppe Petrocchi che domenica prossima prenderà il possesso canonico dell’arcidiocesi. Tra i primi banchi l’onorevole Gianni Letta, la senatrice Stefania Pezzopane, il presidente della Provincia, Antonio Del Corvo e il sindaco Massimo Cialente.

Fabio Iuliano

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