Il teatro San Filippo disvela i tesori dell’antica chiesa

22 Giugno 2014

Il restauro punta a valorizzare gli apparati decorativi La conclusione prevista nei primi mesi del 2015

L’AQUILA. Dimentichiamoci l’interno della chiesa di San Filippo – il teatro delle scuole e delle mostre fotografiche nel cuore della movida chic, di notte, e della città a dimensione di famiglie, di giorno – come l’abbiamo sempre visto. Al termine dei lavori, iniziati nell’autunno 2013, il palco con l’apparato scenico che copriva una parte consistente dell’abside nascondendo la cupola e il prezioso apparato decorativo barocco, saranno completamente diversi. Un restyling, quello della chiesa del 1650 circa con l’apparato decorativo barocco «più bello d’Abruzzo», spiega il direttore dei lavori Berardino Di Vincenzo, che riconsegnerà un’opera unica e più vicina alle sue origini. Un apparato composto di stucchi, dipinti murali, pietra, materiale lapideo e ligneo, affreschi che rendono complesso il lavoro di recupero.

I DANNI. Come in molte altre chiese danneggiate, il sisma ha causato il ribaltamento della parte alta della facciata, provocando alcuni distacchi tra la volta e la facciata. Diverse anche le lesioni alle pareti laterali. Il consolidamento è stato fatto con coperture in acciaio secondo tecniche avanzate cercando di mantenere il più possibile le caratteristiche originali. Danni gravi sono quelli all’apparato decorativo, con disgregazione e perdita di forma in particolare nella volta dell’abside.

I LAVORI. Partiti nell’autunno scorso sono divisi in due lotti finanziati con 3,6 milioni e affidati alle ditte Dipe Costruzioni e Igemaco di Chieti. Quello in corso riguarda il consolidamento strutturale dell’edificio «partito dalle coperture, tetti e cupole fino a venire giù», spiega Di Vincenzo. Il termine dei lavori è previsto per la fine del 2014 ma, «pur puntando a finire in quella data», dice l’architetto, «i ritardi nell’affidamento dell’ultimo stralcio potrebbero far slittare ai primi mesi del 2015». Prezioso il lavoro dei restauratori, che procedono affiancando la ditta. La restauratrice della Dipe, Francesca Cardinale, spiega che, con il sisma, si è verificato «un distacco degli apparati dall’intonaco, con gli stucchi che si sono separati dall’apparato d’appoggio con conseguente caduta dei frammenti. Nel frattempo», aggiunge, «è entrata acqua dal tetto dando princìpi di esfoliazioni e muffe sulle superfici». Il loro recupero è «un percorso lento e paziente». Una fase che comincerà, però, soltanto entro un paio di mesi, quando si concluderà il primo stralcio dei lavori e si entrerà nella fase totale del recupero, con il restauro vero e proprio dell’apparato decorativo e dei marmi.

LE SCOPERTE. Intanto, durante i lavori sulle volte dei transetti e sull’altare, sono emersi affreschi sconosciuti al di sotto di pitture successive: sono i cosiddetti «lacunari», ma anche quattro evangelisti raffigurati sui pennacchi. Altro particolare scoperto di recente è che, almeno inizialmente, sembrava che la facciata della chiesa si fosse staccata dal corpo della struttura a causa del sisma. In seguito si è compreso che è nata strutturalmente così.

Marianna Gianforte

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