Marelli a rischio mobilità

Scattano altre 2 settimane di «cassa» per i dipendenti.

SULMONA. Meno tre. Sono purtroppo in via di esaurimento le settimane di cassa integrazione a disposizione della Marelli. L’azienda, che produce per conto della Fiat, ha comunicato altre due settimane di fermo produttivo che andranno dal 19 al 30 ottobre, per la totalità dei dipendenti, 743 persone in tutto. Un pessimo segnale. Ciò significa che restano a disposizione dello stabilimento sulmonese, prima di accedere alla cassa straordinaria (preludio della mobilità e del licenziamento), solo altre tre settimane di «cassa» ordinaria. Questo perché il contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici prevede che siano massimo 52 in due anni le settimane di fermo produttivo. In meno di un anno, invece, la Magneti Marelli ha praticamente bruciato quasi tutte le «cartucce» a disposizione. Da ottobre dell’anno scorso, infatti, la crisi del settore auto e quella dei veicoli commerciali non hanno lasciato scampo al sito sulmonese che ha già totalizzato 49 settimane di pausa forzata dal lavoro.

La conferma della gravità della situazione arriva da Roberto Di Pardo della Uil-Uilm: «Siamo molto preoccupati per il futuro dell’azienda e dei dipendenti. A questo punto l’unica soluzione può arrivare dal governo, con la concessione di un anno di proroga alla cassa integrazione ordinaria, per questo attendiamo notizie a breve. Per lo stabilimento di Sulmona le cose sono ancora più gravi, dal momento che è quello che ha accumulato più periodi di fermo produttivo degli altri. La Sevel, ad esempio, stabilimento della Val Di Sangro, in cui si produce il Ducato e per il quale la Marelli fornisce i pezzi, ha solo 24 settimane di cassa». I periodi di cassa integrazione, infatti, vanno avanti da ottobre a singhiozzo, strettamente legati alla Sevel di Lanciano, il più grande stabilimento di veicoli commerciali leggeri d’Europa, per cui l’azienda sulmonese produce la gran parte dei pezzi.

Precisamente il 75 per cento della produzione è dedicato al Ducato, che viene assemblato proprio nel grande stabilimento in Val di Sangro. Gli operai, dal canto loro, fanno i conti da undici mesi con lo stipendio ridotto e l’assenza dal lavoro. Le altre due settimane di «cassa» arrivate per la seconda parte del mese di ottobre, fanno seguito ad altre due nello stesso mese, oltre a quelle di settembre e dei mesi estivi. Alla cassa integrazione si aggiungono i problemi legati al mancato recupero dell’esenzione Irpef, per cui la Cisl ha già minacciato vertenze future. Come l’anno scorso, purtroppo, l’autunno caldo delle tute blu sulmonesi è già iniziato. Intanto, alla Sitindustrie, azienda di tubi in rame, non si escludono dalla prossima settimana, dopo gli scioperi dei giorni scorsi, altre iniziative di protesta, legate all’incertezza sulle commesse. Nel frattempo per i dipendenti in cassa integrazione scatterà il secondo anno, dopo il riassorbimento di altre nove persone.