Menarini a rischio chiusura

L'allarme del gruppo: con il decreto Monti nessun futuro all'Aquila

 L'AQUILA. È l'unico settore rimasto solido dopo il sisma. Ma ora il decreto Monti sulle liberalizzazioni rischia di abbattersi con effetti devastanti sul polo farmaceutico aquilano. A lanciare l'allarme è Carlo Colombini, direttore generale del gruppo Menarini: «Se non viene cambiato l'articolo relativo alla prescrizione dei farmaci generici», dice, «saremo obbligati a delocalizzare il nostro stabilimento».  Il gruppo Menarini ha cinque siti produttivi in Italia, di cui uno all'Aquila, con 121 addetti e un indotto che supera le cento unità.  Con le altre due aziende farmaceutiche, Dompè e Sanofi Aventis, rappresenta l'unico settore manifatturiero del territorio che è ripartito subito dopo il 6 aprile 2009 e che ha salvaguardato l'occupazione garantendo anche prospettive di sviluppo.  In Abruzzo ci sono cinque stabilimenti farmaceutici, che danno lavoro a 1.100 persone, mentre in Italia i siti sono 165, con 20 mila addetti alla produzione e 30 mila occupati nei controlli qualità.  Dati significativi, che pongono il nostro settore farmaceutico al secondo posto in Europa, dopo la Germania. Ma non solo. Il sistema farmaceutico italiano risulta essere il più economico d'Europa.  Parte da queste considerazioni, il direttore generale del Manufacturing del gruppo Menarini, Carlo Colombini, per sottolineare l'impatto «devastante» che il decreto sulle liberalizzazioni potrebbe avere sul futuro dell'industria farmaceutica del nostro Paese. Sotto accusa, in particolare, la misura che riguarda la somministrazione dei farmaci generici, o equivalenti: «Si tratta di una disciplina», spiega Colombini, «che "forza" la prescrizione, da parte del medico, dei farmaci generici. Una disposizione che, se attuata, premierà quelli a prezzo più basso e cioè quelli prodotti nei Paesi emergenti, come Cina e India, dove il costo del lavoro è molto più basso. La drammatica conseguenza sarebbe uno svuotamento delle commesse per le fabbriche italiane, con ripercussioni pesantissime sull'occupazione».  Per capire cosa potrebbe succedere, vediamo il caso del sito aquilano della Menarini: «All'Aquila nel 2011», precisa Colombini, «sono stati prodotti 70 milioni di confezioni di medicinali e nel 2012 le previsioni parlano di 73/74 milioni. Il 70% di tale produzione è rappresentato da farmaci con brevetto scaduto, che sono cioè producibili anche da aziende farmaceutiche diverse da quella che ha depositato il brevetto. Proprio la categoria penalizzata dal decreto. Non vorremmo mai farlo», sottolinea il direttore generale, «ma se il provvedimento resta invariato, saremo obbligati alla delocalizzazione. Uno stabilimento che perde il 70% della sua produzione non può restare in piedi. Questo decreto, in pratica, ci costringerà, per mantenerci sul mercato, a spostare i nostri siti in aree più vantaggiose. Stiamo facendo il possibile, a livello nazionale, per far capire la gravità della situazione. La speranza è che si apra un tavolo di discussione e che il governo faccia marcia indietro, con appositi emendamenti».

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