«Nessuna aggressione razzista» Camara si è accoltellato da solo 

Il senegalese difensore dei migranti confessa: agguato in strada inventato in un momento di sconforto La polizia consegna un fascicolo in Procura, sono possibili provvedimenti nei confronti del 28enne

SULMONA. Aveva ricevuto attestati di solidarietà da mezza Italia dopo essere finito in ospedale con una profonda ferita alla gola. Aveva raccontato di essere stato aggredito da due sconosciuti, uno dei quali gli aveva sferrato una coltellata alla gola con l’obiettivo di ucciderlo. Ma quella storia che appariva come un’aggressione a sfondo razziale ha rivelato ben altra trama al termine di un’accurata indagine degli agenti della squadra anticrimine del commissariato di polizia di Sulmona. Sadio Camara, senegalese 28enne, ospite del centro di accoglienza di Pettorano sul Gizio e attivista dell’associazione Ubuntu, nata nella città peligna a tutela dei diritti dei migranti, il 30 luglio dell’anno scorso si è reso protagonista di un gesto di autolesionismo. È stato lui stesso a procurarsi la ferita alla gola, inventandosi poi l’aggressione a sfondo razziale.
Messo alle strette dalla polizia, l’uomo ha rivelato tutta un’altra storia, giustificandola con un momento di profondo sconforto.
Ed è ciò che emerge dal fascicolo che la polizia ha consegnato sulla scrivania del sostituto procuratore Stefano Iafolla al termine di un’articolata indagine diretta dall’ispettore superiore Daniele L’Erario con la supervisione della questura dell’Aquila.
La Procura, coordinata da Giuseppe Bellelli, deciderà se adottare provvedimenti nei confronti del senegalese, assistito dall’avvocato Chiara Maiorano.
La svolta è arrivata dopo settimane di accertamenti e un racconto che non convinceva appieno. Troppi gli interrogativi, i non ricordo e i punti bui nel racconto di Camara. Buio squarciato grazie al meticoloso lavoro degli agenti della squadra anticrimine del commissariato di polizia. Gli stessi che fin dall’inizio avevano battuto la pista del gesto dettato dall’odio razziale. Il senegalese, infatti, aveva raccontato di essere stato aggredito lungo una strada di campagna mentre faceva ritorno nel centro di accoglienza di Pettorano sul Gizio. Il giovane aveva detto che prima era stato affrontato da due italiani, poi malmenato e quindi accoltellato con un fendente alla gola che, sfiorando la carotide, lo aveva ferito gravemente. Infine, sempre stando al suo racconto, era stato gettato in un fosso, dov’era rimasto svenuto per alcune ore. Successivamente, Camara era stato portato al pronto soccorso di Sulmona, poi all’ospedale di Avezzano e infine in quello di Pescara dov’era stato sottoposto a un lungo intervento chirurgico.
Al tempo il 28enne prestava servizio civile nella Casa Santa dell’Annunziata. E la sua vicenda destò particolare clamore, anche perché nel giugno 2018 c’era stato un grave episodio di razzismo quando due persone armate fecero irruzione nel centro profughi della Casa Santa e ferirono un giovane gambiano. Anche la vicenda di Sadio Camara aveva avuto una vasta eco, richiamando l’attenzione di associazioni umanitarie e di svariati rappresentanti politici. Reazioni di sdegno come quella del sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, o del segretario nazionale di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo. «Conosciamo i responsabili politici e morali del clima di xenofobia e razzismo che sta avvelenando il Paese», accusava il leader comunista, «si chiamano Salvini e Meloni. Può darsi che come nel caso del giugno 2018 gli aggressori siano solo dei balordi, ma il clima che legittima e fomenta questo genere di violenze è stato creato da alcune forze politiche e da alcuni giornali che ne condividono e amplificano la propaganda», concludeva Acerbo, auspicando «la fine di questo clima di barbarie e di violenza inaudita che contrasta con le tradizioni di civiltà e democrazia che solo fino a qualche tempo fa hanno sempre caratterizzato il Paese».
E lo stesso Camara aveva raccontato ad alcuni amici: «Ho paura, temo che qualcuno possa finire l’opera».
L’epilogo della storia è stato un altro, inaspettato.
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