«Olimpico, mi sono vergognato di essere italiano»
L’AQUILA. «Ero a casa mia davanti alla televisione, da tifoso del Napoli mi sono sentito derubato dalla gioia per la vittoria della mia squadra. Ho provato vergogna di essere italiano». Così il...
L’AQUILA. «Ero a casa mia davanti alla televisione, da tifoso del Napoli mi sono sentito derubato dalla gioia per la vittoria della mia squadra. Ho provato vergogna di essere italiano». Così il procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti sui fatti di sabato sera nella finale di Coppa Italia allo stadio olimpico tra Napoli e Fiorentina, tema di cui ha parlato a margine della conferenza stampa tenuta ieri all’Aquila.
Roberti, poi, in riferimento alla presenza delle mafie tra le tifoserie e al caso del capo ultras del Napoli figlio di un camorrista, ha sottolineato che «la questione è un problema nazionale, non è solo il figlio del camorrista, il problema è il tifo violento che viene alimentato o non sufficientemente represso».
Smentita da diretto interessato, dunque la voce circolata ieri, sulla sua diretta presenza allo stadio Olimpico di Roma per la partita.
Un altro accenno a questioni di natura nazionale lo ha fatto in riferimento alla confisca dei beni dei malavitosi.
«Va rivista l'Agenzia nazionale dei beni confiscati alla mafia, e la gestione dei beni stessi», ha detto, «ed é necessario ridurre i tempi che vanno dal sequestro all'affidamento dei beni per usi sociali».
«La grande difficoltà delle aziende ad accedere al credito rappresenta», ha infine aggiunto il pm sempre in tema di considerazioni generali, «un'opportunità enorme per la criminalità organizzata. Attraverso i prestiti alle aziende in difficoltà le mafie possono riciclare il denaro sporco. Per questo dico che è importante intervenire per favorire la crescita e lo sviluppo».
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