Ricostruzione, Cialente ricompatta i sindaci del cratere

Confermata la protesta a Roma. Lettera a Napolitano e al governo per ottenere subito risorse

L’AQUILA. La ricostruzione al centro dell’audizione del sindaco Massimo Cialente, fissata per domani al Senato nell’ambito dell’esame congiunto delle commissioni Lavori pubblici e Ambiente per il decreto legge sulle emergenze ambientali. Un provvedimento nel quale, come più volte ribadito dal primo cittadino, «si sta cercando di inserire i fondi aggiuntivi per la ricostruzione del capoluogo abruzzese e del cratere». Sul sindaco, che ha rimosso il tricolore da uffici e scuole e minacciato un’altra manifestazione di protesta a Roma per risollecitare l’arrivo delle risorse per la ricostruzione, pende ancora il decreto con il quale il prefetto France sco Alecci gli ha intimato di rimettere le bandiere al loro posto, e di ritirare la fascia lasciata al Quirinale. Una diffida accompagnata dalla minaccia di sfratto e di scioglimento del consiglio comunale.

E sempre domani Cialente dovrebbe partecipare alla riunione del tavolo interministeriale, guidato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, chiamato a occuparsi delle modalità di inserimento delle risorse aggiuntive, salite a 1 miliardo e 400 milioni, in una legge.

«La riunione è stata rinviata di un giorno», ha detto Cialente. «E non ci saranno passi indietro sulla protesta fino a quando il governo non inserirà L’Aquila tra le priorità del Paese. Ciò significa che il governo dovrà trovare il modo di inserire la ricostruzione nel decreto che si appresta a varare per Imu e cassa integrazione. Attendiamo notizie e una convocazione da parte del premier Enrico Letta. La situazione è seria, i soldi non ci sono e i lavori sono fermi da mesi. Sono pronto, per il bene dell’Aquila, ad andare da Letta anche a piedi o a dorso di asino come Celestino V».

Intanto, in previsione del Tavolo tecnico interministeriale, Cialente e il coordinatore dei sindaci delle aree omogenee Emi lio Nusca, al termine di una riunione con altri sindaci del cratere, hanno scritto al governo chiedendo – per l’appunto – lo stanziamento, entro il prossimo mese, di 1 miliardo e 400 milioni per poter avviare la ricostruzione dei centri storici. Nella lettera – inviata oltre che a Letta e a diversi ministri del suo governo, anche al presidente della Repubblica e a quelli di Senato e Camera – Cialente e Nusca sostengono che «i soldi stanziati con la delibera Cipe del dicembre 2012, sono appena sufficienti per completare la ricostruzione delle periferie dei comuni, peraltro in tre annualità».

Da qui la richiesta di fondi ( 1 miliardo 400 milioni) «da ssicurare attraverso il meccanismo di Cassa depositi e prestiti rivelatosi particolarmente efficace, al punto che è stato riconfermato per il finanziamento totale del sisma dell’Emilia». I sindaci sottolineano anche la necessità di un «sostegno per la copertura dei bilanci e l’ulteriore rinvio del pagamento dei mutui contratti in epoca pre-sisma, perché se l’emergenza è stata considerata chiusa per legge, i territori vivono ancora una situazione gravissima, che rende impossibile anche solo ipotizzare un ritorno all’ordinarietà». Nella lettera viene sottolineata anche «la necessità di adeguamenti normativi che il governo avrebbe dovuto assicurare attraverso un unico testo per confermare gli articoli delle ordinanze cessate con la fine dell'emergenza, delle quali si ha ancora bisogno. Infatti, se l’emergenza è stata considerata chiusa per legge, i territori, vivono ancora una situazione gravissima, che rende impossibile anche solo ipotizzare un ritorno all’ordinarietà». Quindi, la questione dei comuni fuori cratere. Il riferimento è a quelli che hanno subìto danni per i quali, come da legge, sussiste nesso di causalità col sisma. «Comuni», continuano Cialente e Nusca, «per i quali attualmente lo stanziamento di competenza triennale (Cipe), pari a 55 milioni di euro, risulta essere nettamente insufficiente alle necessità. Il coordinamento dei sindaci, consapevole delle difficoltà del governo, ritiene comunque che lo Stato, come pochi mesi fa ha fatto per l’Emilia, saprà affrontare l’emergenza provocata dal sisma del 2009 e riconfermano la volontà di procedere alla ricostruzione, con senso di responsabilità, tesa ad assicurare efficacia ed efficienza, in assoluta trasparenza e legalità, nel supremo interesse delle popolazioni coinvolte e dell’Italia».

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