Il fenomeno

Si chiama botellón ed è nato in Spagna

Una macchina o un furgone. Casse di bottiglie, impianto stereo o – in mancanza di meglio – cassa bluetooth. Poi si balla e si beve all'aperto, in piazza, in spiaggia

Una macchina o un furgone. Casse di bottiglie, impianto stereo o – in mancanza di meglio – cassa bluetooth. Poi si balla e si beve all'aperto, in piazza, in spiaggia, all'uscita della metro. E si sparisce velocemente quando qualcuno viene a piantar grane. Ecco il botellón, un termine di origine spagnola perché proprio dalla penisola iberica sono nati i primi raduni improvvisati di questo genere. A Cáceres, in Estremadura, precisamente, ma poi il fenomeno si è diffuso rapidamente ovunque. Madrid, Barcellona e poi nelle città universitarie, come Salamanca. Nel 2006, a ridosso del periodo dei mondiali, ci fu addirittura una sfida tra gli studenti delle varie università di Spagna per organizzare il più grande botellón della storia. In varie città, la polizia intervenne e ci furono scontri con gli studenti. Per evitare incidenti, a Granada il sindaco autorizzò la riunione in una zona periferica della città e non ci furono incidenti. Proprio nella città andalusa si toccò il record di partecipanti, circa 30mila. Ma il fenomeno è di solito spontaneo ed estemporaneo. Originalmente legato alla denuncia sociale, tanto che ci si riuniva davanti a palazzi istituzionali o luoghi frequentati da “gente bene”. Quando si è diffuso in tutta Europa, il fenomeno è più che altro rimasto legato a un'occasione di evasione “low cost”. All'Aquila si è iniziato a parlare di botellón tra il 2007 e il 2008 e la moda è rimasta anche dopo il terremoto. Anzi, la carenza di luoghi di aggregazione ha spinto molti giovani ad “autogestire” le feste prescindendo dalle offerte dei locali. Spesso l'abitudine coinvolge teenager e studenti universitari, a partire dalle matricole.