Usura, arrestato il re delle patate

Nella cassaforte di Covone assegni e cambiali per 2,3 milioni di euro

LUCO DEI MARSI. Usura. Su somme gonfiate da interessi del 42% l'anno. Sono le accuse che hanno portato in carcere Domenico Covone, il re delle patate. L'imprenditore di Luco dei Marsi che esporta ortaggi in tutta Europa è stato arrestato nella sua azienda mentre intascava 2.700 euro. Soldi fotocopiati dalla Finanza per incastrarlo.

L'INCHIESTA. Ha preso il via a dicembre dell'anno scorso quando un commerciante di prodotti petroliferi si è presentato negli uffici della Finanza di Avezzano. In difficoltà economiche, con le banche che avevano chiuso porte e rubinetti, l'uomo ha raccontato di essersi rivolto all'imprenditore di Luco. Fino a quando non ce l'ha più fatta a pagare il debito, pressato dalle richieste di restituzione, e ha chiesto aiuto alle Fiamme gialle.

L'ARRESTO. È scattato ieri mattina. Domenico Covone, 55 anni, è stato bloccato nella sua azienda. È accusato di usura. Doveva riscuotere 2.700 euro in contanti che per gli investigatori rappresentano gli interessi per il rinnovo di un assegno scaduto il 31 dicembre. I finanzieri, agli ordini del capitano Diego Morelli, hanno fotocopiato le banconote e atteso l'incontro fra Covone e il commerciante di prodotti petroliferi. Sono intervenuti al momento della consegna dei soldi. Covone, che è assistito dall'avvocato Davide Baldassarre, si trova rinchiuso nel carcere San Nicola in attesa dell'udienza di convalida che dovrebbe tenersi domani. L'inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Guido Cocco.

CHI È L'INDAGATO. Domenico Covone è originario di San Vitaliano (Napoli) ma si è trasferito a Luco dei Marsi da parecchi anni. Qui è titolare della Iper ortaggi srl ed è legato ad altre società sempre specializzate nella commercializzazione di prodotti ortofrutticoli. Covone è uno dei principali esportatori marsicani di patate. Prodotti che finiscono sui mercati d'Italia e d'Europa. La sua azienda, che si trova lungo la strada Circonfucense, dà lavoro a un centinaio di persone, tra fisse e stagionali. Per un paio di anni l'imprenditore è stato anche il presidente della squadra di calcio del Luco, prima in Eccellenza e poi in serie D.

IL MECCANISMO. È stato ricostruito dalla Finanza nel corso dei due mesi di indagine. Inizialmente la presunta vittima si era rivolta a Covone chiedendo piccole somme di denaro. In cambio, sempre stando a quanto accertato dagli investigatori, firmava a garanzia del prestito assegni postdatati che venivano puntualmente rinnovati mediante la consegna di somme in contanti. Gli interessi erano del 42% l'anno. Secondo i finanzieri le somme in contanti, quali interessi applicati alle dilazioni ricevute, erano mirate a occultare la corresponsione di tali cifre in caso di controlli fiscali. I debiti avrebbero raggiunto in breve delle cifre esorbitanti che l'usurato non avrebbe più onorato, finendo per essere protestato.

I SEQUESTRI. Cambiali, assegni in bianco o postdatati, soldi contanti: sono stati trovati nell'azienda e nell'abitazione di Covone. In particolare, nella cassaforte della ditta c'erano titoli per circa due milioni e 300mila euro. Sarebbero stati sequestrati anche computer e documenti. I nomi negli elenchi sono al vaglio degli investigatori.

ECCO LA DIFESA. Accuse infondate per il legale di Covone. L'avvocato Baldassarre ha sottolineato che «il soggetto querelante, in passato, è stato denunciato per truffa aggravata e furto». Il legale, inoltre, ha ribadito che la famiglia si tutelerà in ogni modo per salvaguardare la propria immagine e l'azienda.

I PRECEDENTI. Sono tanti e tutti relativi a un'indagine antiusura avviata dalla Finanza dal 2009. Quattordici gli arresti eseguiti finora nella Marsica, tra commercialisti, imprenditori e cittadini di etnia rom. Un fenomeno che sembra inarrestabile.

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