Il colonnello Marco Riscaldati, al centro, durante la conferenza dei carabinieri

OPERAZIONE SATELLITE

"Alessandro contiguo al mondo dello spaccio, comprò una pistola" / I VIDEO

Per gli inquirenti il movente va cercato nella criminalità di San Donato: 6 persone arrestate, dodici indagati per reati di droga. Nessun collegamento diretto con il delitto

PESCARA. Il movente dell’uccisione di Alessandro Neri va cercato nella criminalità locale e nelle attività di spaccio gestite nel quartiere San Donato. Piccoli e medi traffici di droga, perlopiù cocaina, attorno ai quali è cresciuta una spiccata capacità di intimidazione, in qualche caso ricorrendo all’uso disinvolto o alla semplice esibizione di armi (pistole e fucili) o con frequenti aggressioni fisiche agli assuntori di coca per dosi consumate e mai  pagate.

Alessandro Neri, il 29enne pescarese ucciso nel 8marzo scorso

Sono le conclusioni tratte dai carabinieri del comando provinciale che collegano al delitto del 29enne di Spoltore (Pescara) _ ritrovato morto, l’8 marzo scorso, in un canale di Fosso Vallelunga, a Pescara _ lo smantellamento di un gruppo dedito allo spaccio di stupefacenti a San Donato, in quella che viene denominata "città satellite". Dall’alba di questa mattina, sono state eseguite 6 ordinanze di custodia cautelare e perquisizioni, queste ultime estese oltre la città adriatica, in particolare a Chieti e Teramo. Le ipotesi di reato vanno da detenzione e spaccio di hascisc e cocaina a condotte estorsive, porto e detenzione di armi comuni da sparo e danneggiamento di una vettura. Le persone arrestate sono Junior e Yordan Insolia, rispettivamente di 31 e 23 anni; Marco Lapenta, di 35; Giulia Spinelli, 29; Christian De Sanctis, 28, e Flaviano Spinelli, 33. Tutti i destinatari delle misure cautelari sono in carcere, a Pescara e a Chieti. Nell’inchiesta, risultano indagate complessivamente dodici persone. Tutte per reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti. Non vi è, per il momento, nessun riferimento diretto alla uccisione di Alessandro Neri, ragazzo «attento e premuroso», ma «contiguo» al mondo dello spaccio pescarese. Così è stato definito il 29enne ritrovato cadavere alla periferia della città tre giorni dopo la sua scomparsa. Neri aveva anche acquistato una pistola ed era «considerato colui che investiva denari nel sostenere e supportare le attività delinquenziali di una parte degli arrestati». Sebbene non sia possibile dire se il killer sia tra gli arrestati, il provvedimento di custodia cautelare emesso dal gip Antonella Di Carlo, su richiesta del pm Luca Sciarretta, costituisce un “importantissimo tassello e un sbocco investigativo nodale” perché certifica “l’esistenza di un sodalizio criminoso nel cui ambito la vittima, benché incensurata, ricopriva un ruolo significativo.

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Riscaldati: "Faremo luce su questo delitto"
Il comandante dei carabinieri di Pescara spiega i risvolti dell'Operazione Satellite (video di Giampiero Lattanzio)

Le indagini” hanno spiegato questa mattina i carabinieri del comando provinciale, fanno luce sulle attività criminali dei fratelli Insolia, indicati tra i più stretti amici di Neri. E l’attività investigativa coordinata dal colonnello Marco Riscaldati consentirebbe di delineare i livelli gerarchici della filiera di distribuzione della cocaina, “la cui ossatura vede al vertice Flaviano Spinelli, dal quale si riforniscono Junior Insolia, Marco Lapenta e la compagna, poi divenuta moglie, Giulia Spinelli. Questi ultimi si avvalgono della collaborazione di Christian De Sanctis per lo smercio al dettaglio”. Ad emergere, secondo i militari, è “la aggressività dei fratelli Insolia”, non solo per dinamiche relazionali tipiche dello spaccio ma anche per la prepotenza esibita in altri contesti: lesioni e intimidazioni a mano armata e l’incendio appiccato a una vettura. Ne scaturisce un quadro di criminalità dove lo smercio della droga è il livello più basso di una filiera che ha costituito un volume d'affari per migliaia di euro alla settimana. In una circostanza, i carabinieri hanno indicato l'utilizzo di una bambina di 11 anni, assolutamente incosapevole di recapitare sostanze dopanti a un cliente della gang. Dall'ordinanza del gip emerge "la disponibilità, da parte degli indagati, di numerose armi, tra cui una pistola calibro 9,21, una pistola a tamburo e un fucile".

Le sei persone arrestate nell'ambito della Operazione Satellite (fotoservizio Giampiero Lattanzio)

Le armi, la cui esistenza è stata appurata attraverso accertamenti tecnici e intercettazioni, non sono state ancora trovate. Non è escluso, quindi, che ve ne siano altre. Di Neri si persero le tracce il 5 marzo del 2018. Il suo corpo fu trovato tre giorni dopo, sul greto del fosso Vallelunga, zona impervia alla periferia sud di Pescara. Dai successivi accertamenti, si capì che il giovane fu ucciso subito dopo la scomparsa con due colpi di arma da fuoco, di cui uno letale alla testa. La sua automobile fu trovata in centro a Pescara. Inizialmente, i carabinieri non esclusero alcuna pista: oltre a quella legata al droga si parlò, tra l'altro, di questioni familiari, di un movente passionale e di compravendite online. Il 29enne, terzo di quattro figli, viveva a Spoltore. Il padre, Paolo Neri, è un disegnatore di gioielli a Firenze; la madre, Laura Lamaletto, appartiene a una famiglia di imprenditori titolari di una delle più importanti imprese di ceramiche e mattonelle del Venezuela.

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San Donato al centro dell'indagine
Riprese aeree dei carabinieri di Pescara sul quartiere indicato come "Città Satellite"

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