Appalto parco Lavino La verità è nelle chat

Sequestrati i telefonini di tre indagati: gli investigatori cercano su Whatsapp le pressioni per affidare a tecnici amici i primi progetti da oltre 100 mila euro

PESCARA. Caccia alle chat di Whatsapp. È in quei messaggi che sfuggono alle intercettazioni telefoniche tradizionali che gli investigatori della squadra mobile di Pescara cercano riferimenti all’appalto da 3,5 milioni di euro del parco sul fiume Lavino a Lettomanoppello. Un appalto che è ancora al primo passo e senza nessun incarico ufficiale ma che, per l’accusa, sarebbe stato già “spartito”. Sono 6 gli indagati per il progetto inserito tra i 77 del Masterplan della Regione che dovrebbe cambiare faccia alle sponde del fiume a Lettomanoppello, Roccamorice, Scafa, Abbateggio, San Valentino e Manoppello con piste ciclabili e strutture per il turismo: il primo è il presidente Pd Luciano D’Alfonso e poi ci sono l’architetto Gianluca Marcantonio, un professionista che gode della stima incondizionata del governatore, il dirigente ai Lavori pubblici della Provincia Paolo D’Incecco, l’ingegnere Tino Di Pietrantonio e l’architetto Enrico Di Paolo, ex assessore provinciale, e l’ultimo a ricevere l’avviso di garanzia è stato Fabio Ferrante, collaboratore di D’Alfonso nell’ufficio di presidenza della Regione e consigliere comunale di area Pd a Lettomanoppello, durante una perquisizione nell’ufficio di viale Bovio e nella sua abitazione. Per tutti, l’accusa è la stessa: turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Vuol dire che gli inquirenti hanno un sospetto: che il procedimento sarebbe stato pianificato fin dalle battute iniziali per assicurare presunti vantaggi agli amici della politica. Sono stati sequestrati i telefoni a Marcantonio, Di Pietrantonio e Ferrante. A D’Alfonso non è stato sequestrato alcun apparecchio. Ma, se esistono, saranno letti, di rimbalzo, anche i messaggi del presidente. Gli investigatori, al di là delle intercettazioni, vogliono ricostruire i dialoghi riservati tra gli indagati via chat. Conversazioni in cui, suppone l’accusa, potrebbero emergere delle possibili pressioni per scegliere professionisti vicini a cui affidare la redazione dei primi progetti del parco. Ancora prima del bando, quindi, la progettazione dell’appalto – una commessa che, per un’opera di 3,5 milioni di euro, potrebbe oscillare tra 100 e 300 mila euro – sarebbe stata quasi “addomesticata”. È questa l’ipotesi del reato 353 del Codice penale, cioè «turbata libertà del procedimento di scelta del contraente».

Ieri, a due giorni dalle perquisizioni della Mobile in Regione, D’Alfonso ha parlato del troncone d’inchiesta sul parco Lavino, un filone che si aggiunge agli 8 fronti aperti su cui indaga la procura dell’Aquila (33 indagati in tutto). D’Alfonso ha parlato attraverso una nota diramata dal suo portavoce Fabrizio Santamaita e, poi, pubblicata sulla pagina Facebok del presidente: «Per l’intervento per il parco didattico del Lavino, ad oggi è stata soltanto firmata la convenzione di programmazione finanziaria e di indirizzo amministrativo tra la Regione e il soggetto attuatore (la Provincia di Pescara)», ha detto il presidente. Una presa di posizione per scacciare il sospetto di illeciti anche se l’accusa, contestando proprio quel reato, sostiene che il procedimento del parco potrebbe essere stato pianificato a tavolino fin dall’inizio. Poi, D’Alfonso ha anche detto che «tutte le riunioni sull’argomento sono tecnologicamente documentate e rilevate con memoria remota» e cioè filmate con un telefonino. Ma, per l’accusa, i presunti trucchi non sarebbero stati fatti nelle riunioni ufficiali ma dietro le quinte. È per questo che, adesso, si scava nelle chat di Whatsapp: su internet sarebbero potuti passare presunte pressioni o consigli sulla scelta dei progettisti. Progetti che, per l’accusa, sarebbero potuti finire a Marcantonio e alla sua società con sede a Montesilvano.

D’Alfonso ha anche detto che «Ferrante non è coordinatore dell’intervento per il parco didattico del Lavino né del Masterplan».

Ferrante comunque un ruolo nel Masterplan ce l’ha: secondo una delibera della giunta regionale, la 402 del 25 giugno 2016, Ferrante, insieme ad altri dell’ufficio di presidenza (Ebron D’Aristotile, Fabrizio Bernardini, Evelina D’Avolio, Sergio Di Pietrantonio, Sabrina Saccomandi e Andrea Marconi), è stato designato tra i «soggetti preposti alla verifica, controllo e azione di sostegno ai soggetti attuatori nonché quali interfaccia per i dirigenti regionali». Per il parco del Lavino, il soggetto attuatore è la Provincia. E ci sono anche altri otto progetti del Masterplan con la Provincia come soggetto attuatore.

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