Assenteismo, tre licenziamenti alla Asl

Un medico e un dirigente psicologo accusati di truffa: patteggiano e perdono il lavoro. D’Amario: rispettata la legge

PESCARA. Un dirigente medico della Asl licenziato per oltre dieci giorni di assenza ingiustificata, un altro per false attestazioni delle presenze e un dirigente psicologo mandato via sempre per assenteismo dopo aver patteggiato tre mesi e 300 euro di multa. La legge Brunetta sul pubblico impiego entra nella Asl di Pescara e produce l’effetto di tre licenziamenti in quest’anno e di un altro nel 2012 di un dipendente accusato di peculato. «Non è accanimento», dice il direttore generale della Asl di Pescara Claudio D’Amario, «ma applichiamo soltanto la legge: è un atto dovuto nei confronti di chi sottrae risorse alla collettività». L’ultimo caso riguarda un dirigente psicologo che lavorava al consultorio familiare e che è stato raggiunto dalla sanzione di licenziamento dell’ufficio procedimenti disciplinari della Asl. Attorno al dipendente, un anno e mezzo fa, era nata un’inchiesta del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza agli ordini del tenente colonnello Roberto Di Mascio che ha fatto finire l’uomo sul registro degli indagati con l’accusa di truffa ai danni dello Stato. I finanzieri hanno pedinato e anche filmato l’uomo che, durante la giornata lavorativa, prima timbrava il cartellino e poi invece sbrigava faccende personali. Da qui è nata l’inchiesta che ha fatto finire sotto accusa il dirigente psicologo che ha patteggiato una pena di tre mesi e 300 euro.

La sentenza è passata in giudicato e ha fatto perdere il posto di lavoro al dirigente che era impiegato al consultorio familiare. Ma la Asl, quest’anno, ha vissuto altri due casi analoghi tra cui quello di un dirigente medico accusato, stavolta, di assenze ingiustificate, di false attestazioni della presenza andando oltre le dieci ore di assenze ritenute ingiustificate. Anche in questo caso è scattato il licenziamento così come per l’impiegato della Asl che, nel 2012, era stato accusato di peculato.

Perché questo cambiamento nella pubblica amministrazione? «Perché la normativa è diventata più rigorosa e rigida», spiega il direttore del dipartimento delle Risorse umane Vero Michitelli, «per cui queste condotte sono represse in maniera più dura. Ma si tratta di applicare le legge», dice Michitelli aggiungendo le sue parole a quelle del manager della Asl D’Amario che considera i licenziamenti come «atti dovuti nei riguardi di chi sottrae risorse alla collettività». Secondo la riforma Brunetta sulla pubblica amministrazione volta all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico sono infatti previste nuove ipotesi di licenziamento.

Tra i vari casi ci sono anche la «falsa attestazione della presenza in servizio mediante l’alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente» e per cui «il licenziamento è senza preavviso» e «l’assenza priva di valida giustificazione per un numero di giorni, anche non continuativi, superiore a tre nell’arco di un biennio o comunque per più di sette giorni nel corso degli ultimi dieci anni». Tra i motivi del licenziamento senza preavviso c’è anche «una condanna penale definitiva, in relazione alla quale è prevista l’interdizione perpetua dai pubblici uffici ovvero l’estinzione, comunque denominata, del rapporto di lavoro».

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