Bagnini in nero, Protezione civile multata

La finanza commina una sanzione da 140 mila euro ai volontari: sotto accusa i rimborsi per l’assistenza ai bagnanti

MONTESILVANO. Ammonta a circa 140 mila euro la multa ricevuta dalla Protezione civile di Montesilvano per presunto sfruttamento del lavoro nero. La sanzione amministrativa è arrivata a seguito di un accertamento condotto a luglio dalla guardia di finanza sul rapporto tra l’associazione e i volontari impiegati come bagnini in alcuni stabilimenti balneari. L’anomalia contestata dalle fiamme gialle, tuttavia, non è condivisa dalla Protezione civile presieduta da Andrea Gallerati che ha già presentato ricorso e che si dice molto sereno in merito.

All’origine della vicenda, la segnalazione di un genitore di uno dei ragazzi coinvolti nel servizio di salvataggio estivo, che ha riguardato circa una ventina di volontari: il genitore ha denunciato alla finanza e all’Ispettorato del lavoro il presunto sfruttamento. Secondo la denuncia, infatti, l’associazione avrebbe pagato, per le circa mille ore lavorate dai bagnini in 8 stabilimenti montesilvanesi, circa 60 centesimi all’ora, cifra nettamente inferiore a quella promessa (1.200 euro) dai responsabili della onlus all’inizio della stagione. In base a quanto ricostruito dalla finanza, nel marzo 2014, l’associazione aveva fatto svolgere un corso professionale a pagamento (restituendo poi i soldi ai volontari) ai giovani che non avevano il brevetto professionale e che avrebbero poi prestato servizio in estate. Prima della stagione estiva, la Protezione civile ha poi stipulato i contratti con gli stabilimenti balneari, che prevedevano un onere di qualche migliaio di euro, costo comunque inferiore per i lidi rispetto a quelli che derivano dall’assunzione diretta di bagnini per il servizio di salvataggio. Nell’esposto, si sottolinea che ai giovani era stato promesso, a parole, un compenso di 400 euro mensili da giugno ad agosto, a patto che ufficialmente svolgessero il lavoro come volontari. Alle prime rimostranze dei ragazzi, che non avevano ricevuto i soldi di giugno, l’associazione ha quindi provveduto a pagare un forfait di 7 euro per ogni turno fatto per complessivi 150 euro al mese a giugno e luglio, con l’assicurazione di pagare le tre mensilità da 400 euro alla fine della stagione. Per queste ragioni le fiamme gialle hanno comminato all’associazione una sanzione di circa 140 mila euro mentre restano ancora da quantificare i contributi che la onlus dovrà versare all’Inps per le ore lavorate dai ragazzi, così come restano da accertare le possibili responsabilità dei balneatori.

La versione del bagnino è contestata dal presidente Gallerati che si dice certo di poter dimostrare, davanti ai giudici del tribunale al quale è stato presentato il ricorso, che non vi è stato alcuno sfruttamento e che i bagnini hanno prestato i propri servizi come volontari. «L’associazione ha sempre operato nel pieno rispetto della legge», commenta Gallerati, «e anche in questo caso, a nostro avviso, non c’è stata alcuna irregolarità. Per questa ragione, abbiamo fatto ricorso contro la multa e siamo sereni perché certi di riuscire a dimostrare la nostra correttezza. Dopotutto siamo un’associazione di volontariato e non un centro per l’impiego per cui chi si rivolge a noi lo fa perché spinto dalla volontà di dare il proprio contributo per la salvaguardia della popolazione». Un messaggio chiaro, contenuto nella stessa dicitura “Corpo volontari della Protezione civile”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA