Chiara Ciavolich

Ciavolich: «Io, capitano d’azienda nel mito di papà» 

L’imprenditrice del vino si racconta: «Lasciai uno studio legale e mi dedicai ai vigneti. La terra può essere il futuro dei giovani»

PESCARA. «Papà Giuseppe, un imprenditore dal cuore grande, è la mia guida da sempre». E la nobildonna Ernestina Vicini - vissuta tra fine Ottocento e il Novecento, amica di Gabriele D'Annunzio e Francesco Paolo Michetti con il quale aveva un fervido rapporto epistolare - l'esempio da cui “attingere i segreti” di una vita e di una imprenditorialità brillante e colta. Giuseppe Ciavolich, suo padre, 87 anni; Ernestina, sua bisnonna; la mamma, Anna Bortoli, 67 anni, originaria di Bonporto in Emilia Romagna; la zia paterna Giuliana, 92 anni, donne di forte temperamento, sono le persone che hanno tracciato solchi indelebili nel vissuto di Chiara Ciavolich, 39 anni, divenuta capitano d'azienda nel 2004, a soli 26 anni. Figlia unica, madre di Beatrice, 5 anni e moglie di Gianluca Fagiolo, romano, elicotterista nella polizia di Stato (convolati a nozze nel 2011 nella chiesa di Santa Maria del Lago di Moscufo), Chiara Ciavolich è una donna sofisticata, imprenditrice poliglotta (parla francese, inglese e spagnolo), laureata in Giurisprudenza (magna cum laude) alla Luiss di Roma e dal 2010 presidente di Coldiretti Pescara.

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Signora Ciavolich, che cosa significa essere al comando di una azienda che ha una storia lunga 164 anni?
Dal 2004 ho la responsabilità di portare avanti questa storia grazie alla fiducia concessami da papà Giuseppe che è sempre stata la mia guida, nonostante le difficoltà legate ad alcuni suoi problemi di salute. E' il mio mito, un uomo brillante, giusto, equanime, sagace, ironico. Dopo la laurea, novembre 2002, e un anno di Erasmus in Francia, ho mollato il praticantato in uno studio legale pescarese e ho annunciato ai miei: voglio occuparmi dell'azienda. Inizialmente forse ho dato un dispiacere a mia madre che mi aveva sempre incoraggiato alla carriera forense, ma poi entrambi hanno espresso soddisfazione e gioia per questa mia decisione che ha completamente stravolto la mia vita. Non sapevo neppure che cosa fosse una ricevuta bancaria quando ho iniziato a far di conto in azienda, poi ho imparato sbagliando ogni giorno e accollandomi responsabilità più grandi di me. La famiglia non mi ha mai abbandonato, anche se non sono mancati momenti difficili e conflitti da affrontare. Inoltre, sono sostenuta da una bella squadra di consulenti senza i quali non avrei potuto raggiungere i tanti obiettivi messi a segno dall'azienda.
Il primo incarico?
Una fiera a Copenaghen, dove riuscii a piazzare il nostro prodotto e a creare una rete di vendita dopo essere entrata in un ristorantino solo per pranzare.
Il rammarico?
Avrei voluto avere spensieratezza e tempo per fare stages nelle cantine italiane e riportare a casa un bagaglio enorme di esperienze. Non è stato possibile, ma oggi ho la consapevolezza, nonostante tutto, di svolgere un lavoro meraviglioso. Ne sono fiera e orgogliosa. Il mio obiettivo è far crescere l'azienda per lasciare un segno alle generazioni future.
Quando, dove e da chi è stata costruita la prima cantina di famiglia?
Era il 1853 e Francesco Ciavolich, detto don Ciccillo, sposato a donna Adelaide, fece costruire la prima cantina nel punto più alto di Miglianico che per l'epoca era avveniristica. Al primo livello si pigiavano le uve provenienti dalle colline circostanti. Il mosto scendeva al piano inferiore dove fermentava nei tini. La cantina fu attiva fino al 1943 (due anni prima, nel 1941, scomparve il nonno paterno Giustino, sposato a nonna Berardi di Ortona, figlio di don Ciccillo e Adelaide, destinato alla carriera militare a Pinerolo, nel torinese) quando una notte fu occupata dai tedeschi con i quali papà e zia Giuliana, all'epoca 15 anni lui e 19 lei, furono costretti a convivere per diversi giorni nella stessa stanza. Nei nostri palazzi, che divennero il loro quartier generale, nascosero i carri armati dagli avvistamenti aerei degli alleati. Nelle grotte sottostanti la mia famiglia visse sfollata per tre mesi, insieme ad altri concittadini ospiti e le botti di vino che esalavano fumi. L'8 dicembre 1943, arrivarono le SS e cacciarono tutti.
Che cosa accadde?
I miei ripararono a Chieti, su corso Marrucino, nell'ex palazzo delle assicurazioni generali. Qui, la mia bisnonna Ernestina, che odiava stare nella dimora di Miglianico, organizzava salotti letterari con D'Annunzio, Costantino Barbella e Francesco Paolo Michetti, col quale ebbe un rapporto epistolare intenso, i cui carteggi vengono custoditi gelosamente in famiglia. Gli anni difficili del dopoguerra e la rinascita negli anni Sessanta, quando papà ricostruì la cantina al Riccio di Ortona, dove 12 mila ettolitri di vino si vendevano all'ingrosso. In seguito, negli anni Settanta, fondò anche una società per la commercializzazione di macchine agricole.
E' stata lei a creare la prima linea di imbottigliamento?
Si, l'ho voluto fortemente. Così nacque il Divus, un rosso montepulciano. Fu mamma a disegnare l'etichetta ben 30 anni fa.
Ogni tanto va a vendemmiare?
Ci vado con mia figlia Beatrice, che già all'età di due anni adora raccogliere l'uva.
Il futuro dei giovani può essere la terra?
Si, se i tempi istituzionali e i crediti bancari sono rapidi e la burocrazia leggera. Con Coldiretti stiamo lavorando in questa direzione.
Oltre al vino, con suo padre ha condiviso un'altra grande passione.
La barca a vela. La Silver è ancorata al porto turistico, dove ho conosciuto mio marito Gianluca ed è poi scoppiato l'amore. In barca, papà ed io, negli anni Novanta siamo stati protagonisti di tanti campionati di vela fino al 1995, quando la sua malattia ci ha costretti a rivedere i contorni delle nostre vite.
Addirittura un vostro avo è divenuto santo?
E' vero. Abbiamo in casa un magnifico ritratto, stiamo indagando per dare un nome al santo di famiglia.
Riesce a trovare il tempo per un hobby?
A ora di pranzo due volte a settimana vado a nuotare, mi immergo nell'acqua e svuoto la mente.
Il prossimo obiettivo?
Ridurre gli impegni e aumentare la concentrazione per raggiungere un altro livello di equilibrio, personale e professionale.
Ha paura della morte?
No, se mi permettesse di incontrare le splendide persone del passato che costruiscono il presente e il futuro, mio e delle persone a cui voglio bene.
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