Clan di camorra impongono i prezzi anche nel Fucino

Dal patto per far viaggiare gli ortaggi su e giù per l’Italia all’intercettazione: comandiamo fino ad Avezzano

AVEZZANO. Le ombre dei Casalesi e dei vari clan della camorra da anni si sono allungate sul mercato dell’orto d’Italia, il Fucino. Si va dal fenomeno del caporalato – con braccianti (ormai solo immigrati) pagati con un tozzo di pane – fino ai prezzi degli ortaggi “gonfiati” da un collaudato meccanismo.

Il sistema-Fucino è anche in un patto tra Corleonesi e Casalesi, svelato di recente dal pentito Gianluca Costa. Un esempio: Costa ha raccontato di viaggi interminabili di migliaia di chilometri da Avezzano fino alla Sicilia e poi verso Fondi (il gigantesco mercato del Lazio vicino alla Marsica) e Francoforte, in Germania. In questo percorso studiato dalla malavita organizzata il costo dell’insalata passa da 40 centesimi nel Fucino a 1,50 euro sul mercato nazionale ed estero. Con rincari fino al 300% quando il prodotto finisce sulle tavole del consumatore finale. Capita così che l’insalata del Fucino possa finire in un supermercato abruzzese dopo avere viaggiato su e giù per l’Italia.

Più volte ci sono state denunce sulla presenza della cosiddetta agromafia nella Marsica.

«L’accordo è tra la mafia, che pensa ai trasporti, e la camorra che si occupa dell’agricoltura» ricorda Angelo Venti, responsabile di Libera Abruzzo «sono loro che gestiscono tutto dalla vendita dei concimi fino al prezzo d'acquisto dei prodotti. Qui nessuno ha mai provato ad alzare la testa o a vendere autonomamente il prodotto».

Secondo don Aldo Antonelli, il “prete comunista” di Avezzano e responsabile territoriale di Libera, le agromafie sono strettamente legate allo sfruttamento dei braccianti nei campi.

«Ci sono centinaia di persone sfruttate e non pagate nel Fucino» afferma il sacerdote «dormono sotto i ponti e mangiano quello che trovano. Stiamo facendo uno studio per far partire una campagna e scovare le persone che sfruttano gli operai e denunciarle».

Già nel 2012 una maxi inchiesta della Distrettuale antimafia di Napoli, che portò a sgominare un potente cartello di clan di camorra, mafia e ‘ndrangheta, toccò anche la Marsica. Dalle carte della Procura emerse l’intercettazione fatta in un’azienda agricola della Campania: «Comandiamo noi da qua fino ad Avezzano, ci sono camorristi da tutte le parti». Le parole furono pronunciate da Costantino Pagano, potente autotrasportatore che secondo le accuse aveva legami con i Casalesi, contrapposto a Domenico Panico, imprenditore dello stesso settore vicino però al clan Mallardo di Giugliano (Napoli). L’inchiesta portò all’emissione di 68 ordinanze di custodia cautelare e a sequestri di beni per 90 milioni di euro. Tra gli arrestati anche Paolo Schiavone, cugino del boss casalese Francesco Schiavone, soprannominato Sandokan.

Un’altra inchiesta, ben più recente, mira ad accertare la possibile presenza di rifiuti tossici nella Marsica. Un sopralluogo congiunto di carabinieri e vigili del fuoco è stato compiuto nella frazione Venere di Pescina, su disposizione della magistratura, per capire se in quell’area sono interrati rifiuti. Al vaglio degli inquirenti anche possibili collegamenti con lo smaltimento illegale avvenuto negli ultimi decenni in Campania, in particolare nella famigerata Terra dei Fuochi, nel Casertano. Le indagini sono ancora in corso.

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