I nuovi poveri? Architetti e avvocati

Lavorano poco e spesso i clienti non li pagano. Risultato: guadagnano meno di un operaio. E molti scelgono di fare altro

PESCARA. La crisi ha colpito anche loro, i liberi professionisti, architetti e avvocati che, stando al quarto rapporto Adepp sulla previdenza privata anticipato ieri dal quotidiano La Repubblica, nel giro di otto anni, dal 2005 al 2013, hanno visto calare il loro volume di affari del 13 per cento arrivando a percepire stipendi medi inferiori a quelli di un operaio della Fiat. I numeri relativi al 2013 sono impietosi: un avvocato sotto i 40 anni ha un reddito medio di 24.738 euro contro i 29.455 di un dipendente privato e i 35.157 di un dipendente pubblico. Stesso “ribasso” per architetti e ingegneri sotto i 40, il cui reddito medio è di 18.187 euro, inferiore anche a quello dei commercialisti, di 23.207 euro. Una fotografia della media nazionale che, se scattata in una regione come l’Abruzzo, assume tinte ancora più fosche, come sottolineano i presidenti degli Ordini professionali provinciali di avvocati e architetti. Ma come raccontano ancora meglio le storie, purtroppo quasi tutte uguali, di professionisti anche navigati, che sempre più spesso arrivano a cancellarsi dagli albi professionali: troppo il divario tra le spese da affrontare rispetto agli incassi diluiti (quando non cancellati) dal tempo. Il risultato? Sembra essere tornati indietro negli anni, quando solo ai “figli di papà” era concesso studiare e realizzarsi senza avere l’assillo di guadagnare.