Il Papa: bestemmia uccidere in nome di Dio

Allarme Giubileo, intensificati i controlli a San Pietro. Il Viminale pensa a nuove espulsioni

ROMA. Il Vaticano teme uno scontro tra civiltà, uno scontro che sarebbe un vero macigno sul Giubileo che si apre l’8 dicembre. Ieri Francesco all’Angelus, riferendosi agli attentati di Parigi, ha detto che «è una bestemmia utilizzare il nome Dio» per seguire la via della violenza. Per il pontefice «tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili. Non si può non condannare l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare che la strada dell’odio non risolve i problemi dell’umanità».

A San Pietro la vigilanza è sensibilmente aumentata già da sabato, ma sia le autorità vaticane sia quelle italiane non vogliono che i fedeli percepiscano un clima di assedio. Nel pomeriggio, in visita alla chiesa luterana di Roma, il Papa ha ribadito che mai le religioni possono dividere i popoli. «Anche a Parigi abbiamo visto cuori chiusi, e anche il nome di Dio viene usato per chiudere i cuori. Che fare? Parlare chiaro, pregare e servire», ha detto Bergoglio ricordando che soprattutto i religiosi, a tutti i livelli, devono agire per unire i popoli. Ecco perché «un Pontefice che non fa il parroco non è felice».

In queste ore i servizi di sicurezza italiani si sono più volte raccordati con quelli vaticani per capire come elevare la protezione nei luoghi di culto nella Capitale ma anche nei principali santuari italiani. È vero infatti che Francesco vuole che l’Anno della Misericordia si celebri in principal modo nelle parrocchie, ma è innegabile che Roma sarà il fulcro delle celebrazioni. La Santa Sede ha chiesto una vigilanza «discreta» e «dinamica», come avvenne dopo il massacro di Charlie Hebdo. Dunque, un numero limitato di agenti in divisa, molti carabinieri e poliziotti in borghese, passaggi più frequenti di pattuglie e rafforzamento degli strumenti elettronici di controllo tramite droni e telecamere.

Già dai ieri sono stati eseguiti controlli a campione con i metal detector su borse e zaini, e si sono visti più mezzi e uomini dell’esercito, e pattuglie nelle strade attorno al Vaticano. Il governo sta anche lavorando al reperimento di ulteriori risorse per la sicurezza: soldi destinati non solo alle forze di polizia ma anche all’intelligence e che dovrebbero arrivare con un emendamento alla legge di Stabilità.

Intanto intelligence e Antiterrorismo stanno passando nuovamente al setaccio le informazioni raccolte in questi mesi su migliaia di soggetti e quelle ricevute dagli altri servizi segreti, con l’obiettivo di rileggere ogni piccolo dettaglio per vedere se possa esser stato tralasciato qualche elemento. Questo sia per procedere a nuove espulsioni ma anche per verificare se dalle informazioni in arrivo dalla Francia sui responsabili dell’attacco possano essere scovati dei collegamenti con soggetti presenti in Italia o passati per il nostro paese.

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