Pescara, caos elezioni e città in bilico: cinque ipotesi sul tavolo e 3 date per tornare alle urne

Giovedì il primo verdetto con la decisione sull’accoglimento della sospensiva, ma per l’udienza di merito del Consiglio di Stato bisogna attendere il 18 dicembre
PESCARA. Tre date possibili per tornare al voto, cinque scenari in campo e un primo verdetto atteso per giovedì prossimo. Sarà la quinta sezione del Consiglio di Stato a pronunciarsi sull’istanza di sospensione della sentenza del Tar che ha annullato parzialmente l’esito delle Comunali 2024. Nell’ultima udienza prima della pausa estiva, i giudici di secondo grado riuniti a Palazzo Spada scioglieranno il nodo politico-giudiziario dell’estate e stabiliranno se i pescaresi dovranno tornare alle urne il 24 e 25 agosto (con ballottaggio il 7 e 8 settembre) per ripetere il voto in 27 sezioni su170.
GIOVEDÌ IL PRIMO VERDETTO
Con l’udienza di merito già fissata per il 18 dicembre, l’orientamento prevalente è che si vada verso l’accoglimento cautelare di una delle tre richieste di sospensiva, presentate nei giorni scorsi dai consiglieri comunali di centrodestra, dal centrosinistra e dallo stesso Comune (tutte con motivazioni diverse, ma del tutto convergenti per quanto riguarda il periculum in mora). Diverso, invece, l’appello depositato dal sindaco Carlo Masci e dagli assessori che non include la sospensiva. Se il Consiglio di Stato accoglierà una delle istanze, allora Masci, il Consiglio comunale e la Giunta torneranno pienamente in carica, superando il regime di ordinaria amministrazione almeno fino a dicembre. In caso contrario — ipotesi considerata remota—sarà confermata la decisione del Tar e scatterà la campagna elettorale estiva, tra comizi in spiaggia e volantini sotto l’ombrellone.
VOTO A MARZO Guardando all’udienza di merito fissata per il 18 dicembre, sul tavolo ci sono cinque possibili scenari. Tutti ruotano attorno a due finestre temporali in cui si potrebbe tornare al voto: marzo 2026 o, in alternativa, il periodo compreso tra aprile e giugno dello stesso anno. Nel primo gruppo di ipotesi, con una data delle elezioni nella primavera del 2026, rientra la possibilità che il Consiglio di Stato confermi in toto quanto deciso dal Tar e, in questo caso, i pescaresi tornerebbero alle urne solo nelle 27 sezioni dove sono state riscontrate le irregolarità, ripetendo così parzialmente il voto amministrativo. Una seconda ipotesi, sempre con voto a marzo, si basa su una revisione parziale della sentenza, accogliendo in parte il ricorso del centrodestra. L’idea è che le anomalie segnalate siano riconducibili a semplici errori di verbalizzazione o di conteggio, e che quindi non tutte le 27 sezioni individuate dal Tar debbano effettivamente rivotare, riducendo così il numero delle sezioni coinvolte dal voto bis. All’opposto, sempre restando nella cornice temporale di marzo, c’è la possibilità che il ricorso accolto parzialmente sia quello del centrosinistra e, in questo caso, i giudici potrebbero stabilire che le irregolarità non solo siano fondate, ma siano anche più estese di quanto stabilito in primo grado. Il risultato sarebbe un ritorno alle urne in un numero di sezioni maggiore rispetto alle 27 già annullate.
VOTO TRA APRILE E GIUGNO
Diverse le conseguenze, invece, se il Consiglio di Stato dovesse accogliere integralmente l’appello presentato da Carlo Costantini e dal centrosinistra. In questo scenario, verrebbe annullata l’intera tornata elettorale del 2024, rendendo necessario un nuovo voto completo in tutte le 170 sezioni. A quel punto, per ragioni organizzative e per allinearsi al calendario nazionale, la nuova chiamata alle urne slitterebbe nella finestra tra aprile e giugno 2026.
NESSUN VOTO
Infine, c’è una quinta ipotesi, la più netta: che i giudici amministrativi di secondo grado decidano di accogliere totalmente il ricorso presentato dal sindaco Masci e dalla sua maggioranza, ritenendo insussistenti le ragioni dell’annullamento. In questo caso, il risultato delle Comunali 2024 verrebbe completamente confermato, l’attuale amministrazione proseguirebbe il suo mandato fino alla naturale scadenza e ogni ipotesi diritorno al voto verrebbe definitivamente archiviata.