Ponte del Mare, balcone della città

Il sindaco: «Una navetta elettrica e a ottobre l’inaugurazione»

PESCARA. Nel punto più alto, a sedici metri d’altezza, il drappello della prima passeggiata sul Ponte del Mare si ferma al centro dell’opera, sulla ruota panoramica di Pescara dove, a metà percorso, le immagini della città si confondono: mare, fiume e monti diventano tutt’uno.

 E’ iniziata alle 10,30 di una mattina calda e assolata, con un po’ di foschia a coprire il profilo delle montagne, la passeggiata sul Ponte del Mare, ancora chiuso, in via di collaudo, ma che sarà consegnato a Pescara a fine ottobre, con i colori caldi dell’autunno. Un cantiere che aspetta solo gli ultimi ritocchi: le prove di carico con 400 chili di pesi distribuiti sull’asse, l’impianto d’illuminazione basso, la pavimentazione, che sarà di colore rosso per la parte pedonale e celeste per quella ciclabile.

 Il tecnico Enzo Siviero, il collaudatore dell’opera e docente all’università di Venezia, raffredda il panorama che si gode, dando la definizione tecnica: «Il Ponte del Mare è un ponte strallato», dice Siviero, in cui gli stralli stanno per i tiranti che reggono l’antenna di 16 metri inclinata. Un ponte sospeso lateralmente, sostenuto solo da un lato, con un tracciato che ricorda una pista fatta in spiaggia, con la biglia da tirare forte perché deve attraversare la curva parabolica. Due tragitti, il pedonale e il ciclabile, larghi circa 4 metri l’uno, che partono insieme per poi biforcarsi e tornare uniti. A ovest sfilano i pescherecci con i loro nomi, «Santa Teresa» e «Aldo padre»; a est, il letto del fiume costeggiato dai trabocchi guida lo sguardo al porto canale fino al mare aperto. E, poi, gli altri due punti cardinali, quelli che deve unire il ponte: il nord e il sud, le due riviere, un tragitto che sul ponte diventa di 480 metri che si percorrono senza soste in meno di dieci minuti.

 A fare gli onori di casa, ieri mattina, alla partenza in piano alla Madonnina, c’erano il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, il presidente della Fondazione PescarAbruzzo, Nicola Mattoscio, uno dei finanziatori dell’opera, Siviero, collaudatore e docente di Teoria e progetto dei ponti all’università di Venezia, e Marco Alessandrini, copogruppo dell’opposizione.

 La pendenza del ponte, quella che ha maggiormente sollevato il chiacchiericcio pescarese, sfiora il 7 per cento. «Agevole per noi», dice un ciclista nei paraggi, «un po’ meno per chi non è allenato».

 Ogni dieci metri, la pavimentazione presenta degli avvallamenti quasi ad intervallare e ad aiutare la salita di pedoni e ciclisti. «Stiamo vagliando una soluzione», spiega il sindaco, «quella di far passare sul ponte un mezzo elettrico, un bus navetta di ridotte dimensioni, che possa portare otto persone ad orari cadenzati». Siviero, il collaudotore anche del ponte di Calatrava di Venezia, trova quello di Pescara «un’opera con pochi esempi in Europa» ed è per questo che lui, in rappresentanza dell’università di Venezia, la sta presentando nei convegni, come è successo in Portogallo, e come farà tra un paio di settimane a Bangkok.

 Si avverte qualche leggera vibrazione, ma il ponte è stato già sottoposto alle prove della galleria del vento che hanno certificato la natura fisiologica e non patologica delle piccole vibrazioni. «Una valenza identitaria, un’opera che rivoluzionerà anche la viabilità, consentendo quella congiunzione delle due sponde sognata dai tempi di D’Annunzio», dice Alessandrini. «Un’opera identitaria per Pescara, paragonabile alla Tour Eiffel», sottolinea Mattoscio in un ardito paragone, «un ponte che migliora la qualità della vita della città».

 A fine settembre sarà ultimato il collaudo del ponte e, poi, l’amministrazione aprirà «un momento di riflessione sulla viabilità per consegnarlo ai cittadini in ottobre». «Pescara, città dei due ponti» etichetta il sindaco facendo riferimento al ponte della ferrovia, nell’area Liberatoscioli. Balcone sul fiume, terrazza sul mare, la prossima cartolina di Pescara ripetono a turno Mascia, Mattoscio e Siviero.