E' morto Maradona, leggenda del calcio

PALLA AL CENTRO

Addio a Maradona, ritratto di un mito

Se n’è andato Diego Armando Maradona, quello che è stato considerato il Dio del calcio negli anni Ottanta e Novanta. Non solo per quello che ha fatto vedere in mezzo al campo – già basterebbe – ma per quanto ha rappresentato per il mondo del pallone. Un personaggio trainante. Un simbolo. Capace di magie sul rettangolo verde grazie a un sinistro magico, una furbizia tipica del ragazzo cresciuto per strada e un genio inimitabile.

Aveva personalità, sapeva prendersi le responsabilità. I compagni di squadra lo adoravano, perché in campo li trascinava. Non si tirava mai indietro. E’ cresciuto nella povertà e non ha mai dimenticato gli stenti da bambino, anche quando è diventato ricco. Era generoso e portato a rappresentare le istanze dei più deboli. Certo, alle prodezze in campo faceva riscontro una vita sregolata fuori. Cocaina, cattive amicizie e altro ancora. Sempre contro il Potere. Celebri le battaglie contro la Fifa governata all’epoca da Sepp Blatter. Ha vinto con l’Argentina nel 1986 il titolo mondiale, è andato vicino al bis nel 1990, in Italia. Ma, soprattutto, Dieguito ha fatto grande il Napoli con due scudetti e una coppa Uefa. Ha impersonificato il desiderio di riscatto di un popolo, quello partenopeo. E alle parole ha fatto seguire i fatti. Ha promesso e ha mantenuto. A suon di gol, assist e giocate deliziose. Ecco perché Napoli non l’ha mai dimenticato e ne ha fatto un simbolo. Ancora oggi lo è. Lo presero Juliano e Ferlaino dal Barcellona e quando arrivò per la presentazione al San Paolo c’erano decine di migliaia di tifosi sugli spalti che lo videro palleggiare e andarono in estasi.

Era unico, perché era più che un campione. Interpretava i sentimenti del popolo, dava voce alle loro speranze calciando il pallone divinamente. Se n’è andato a 60 anni quando sembrava aver superato anche l’ultimo problema di salute, c’era molta apprensione per l’operazione al cervello di qualche settimana fa. Com’era già avvenuto altre volte in passato. In più di un’occasione il pibe de oro è stato sul punto di morire, ma in dribbling l’aveva sempre fatta franca. La droga l’aveva devastato, le cattive amicizie gli hanno depredato il patrimonio, la passione per le donne aveva fatto il resto. Figli legittimi e altri riconosciuti con il passare del tempo. L’amicizia con Fidel Castro, i rapporti con Chavez. Una vita di alti e bassi. Spericolata. Mai banale, perché Diego Armando Maradona non lo era stato in campo e non poteva esserlo fuori. Il dribbling rappresentava l’esaltazione del suo genio calcistico. Le punizioni erano carezze che accompagnavano la palla in rete. Il migliore della sua epoca, forse in assoluto: il dibattito resterà aperto nel tempo. Di certo un mito, perché unico e inimitabile palla al piede. Un esempio. Fuori dal campo no. Ma le sue prodezze – nel bene e nel male – lo renderanno immortale e un mito da raccontare a chi non l’ha visto all’opera.

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