Il Costa Rica non ha paura di sognare

22 Giugno 2014

Il “Paese della felicità” celebra i suoi eroi e non mette limiti alle ambizioni

La felicità di fare il Davide in mezzo ai Golia, la soddisfazione di essere, semplicemente, il Costa Rica. La nazionale che ha messo in ginocchio l’Italia emana gioia e sfrontatezza, sorrisi e pallonate.

Una popolazione di neppure cinque milioni di abitanti, una nazione che si professa felice e che è anche oggetto di studi specifici. Come quello del ’Earth Institute della Columbia University, che di recente ha pubblicato il primo «Report sul tasso di felicità nel mondo», inserendo al primo posto dell’America Latina proprio la Costa Rica, dodicesima a livello globale. I Ticos della piccola nazione del Centroamerica vivono di fatto in un’oasi, un’eccezione non solo in una regione assediata dai narcos e della violenza, ma in tutta l’America Latina. Quest’onda lunga di stabilità e crescita pare essere appunto arrivata anche al mondo del calcio. Anzi, probabilmente è una delle cause.

Il Paese che in queste ore impazzisce per Joel Campbell e Bryan Ruiz, e che dopo le vittorie su Uruguay e Italia sogna sempre più in grande, rappresenta un ideale di serenità e di amore per il dialogo. Anzi, la pace: San Josè ha abolito le forze militari più di sessant’anni fa ed è riuscita a vivere questi lunghi decenni pacificamente senza esercito nè conflitti bellici.

Un sogno, degno quasi dell’Imagine di John Lennon o dell’America Latina spesso raccontata da Eduardo Galeano e da tanti altri autori latinoamericani che amano intrecciare calcio e società. “L’eccezione” Costa Rica non si ferma qua, ma riguarda anche una serie di altri indicatori chiave, dall’alfabetizzazione alle cure mediche. San Josè è tra l’altro molto avanti anche sul fronte ambientale: circa il 25% del suo territorio è protetto, è tra le nazioni più “verdi” del mondo.

Fatto che a sua volta è una calamita per i turisti, tra i quali molti italiani: basta spostarsi un pò dalla capitale per incontrare parchi, foreste e spiagge. Tutto bene quindi? Quella dei narcos rappresenta una sfida durissima per il nuovo governo dell’outsider centrista Luis Guillermo Solis, che deve comunque vedersela inoltre con corruzione, povertà (20% della popolazione) e disoccupazione (8%). Solis è un politico non tradizionale, che è riuscito a spezzare il tradizionale bipartitismo, docente all’Università di San Josè. A chi qualche giorno fa gli chiedeva sugli impietosi sondaggi, che danno pari a zero la possibilità per i “Ticos” di vincere i mondiali, rispondeva che a lui in campagna elettorale davano «il 2 per cento. E guardate ora, sono il presidente». E l’altra sera, dopo la storica vittoria sull’Italia, anche il presidente Solis è sceso in strada, recandosi dalla palazzo presidenziale alla Fuente de la Hispanidad, luogo tradizionale per le celebrazioni nella capitale. «È un momento storico», ha detto.

I Ticos di Jorge Luis Pinto hanno già eguagliato lo storico risultato raggiunto a Italia 90’ quando la squadra centroamericana arrivò agli ottavi superando un girone al cui interno c’era anche il Brasile. «Ovviamente, vogliamo andare più lontano in questa competizione – ha detto l’allenatore del Costa Rica –. Dobbiamo mantenere la calma. Siamo qui e vogliamo restarci. Ma un Mondiale non è mai facile».