Luis Suarez trascina l’Uruguay al successo Inglesi quasi fuori
L’attaccante reduce da un’operazione al ginocchio realizza la doppietta che condanna l’Inghilterra. Inutile il gol di Rooney
C’è poco da dire: il calcio è decisamente repubblicano. Non necessariamente democratico ma sicuramente senza trono. La Spagna esce di scena nel giorno dell’incoronazione di Felipe VI e l’Inghilterra non fa sorridere Buckingham Palace da quando la regina Elisabetta era una giovane sovrana. La sconfitta con l’Uruguay segna il destino della squadra di Hodgson e per la Perfida Albione è l’ennesimo Mondiale maledetto.
L’Uruguay torna prepotentemente in corsa e cancella con una dopietta di Luis Suarez l’onta della sconfitta inaugurale con il Costa Rica
Uruguay e Inghilterra sono un libro di storia calcistica dalle pagine magari un po’ ingiallite ma pur sempre da primo tomo di antologia. Praticano il football da quando il pallone era di cuoio sgualcito, il portiere indossava il basco e i calciatori portavano i pantaloni alla zuava e scendevano in campo con i capelli ricoperti di brillantina. Il piccolo Uruguay, tre milioni di abitanti, un po’ spagnoli, un po’ italiani, un po’ tedeschi e un po’indios resta un mistero del pallone perché in cent’anni di storia ha vinto due Mondiali, 15 coppe sudamericane, 2 titoli olimpici ed è settimo nel ranking della Fifa. “Tanta roba” se rapportato a quell’unico Mondiale vinto dall’Inghilterra nel 1966 sull’erba di casa e con la complicità del palazzo.
È quasi partita da “dentro o fuori”, da sentenza passata in giudicato. Oscar Tabarez, ct dai modi gentili e di buone letture, rischia il tutto per tutto e getta nella mischia dall’inizio quel Luis Suarez che proprio in Inghilterra si è laureato campione dell’area di rigore dopo l’apprendistato all’Ajax. Ma il gladiatore della Celeste è reduce da un intervento al ginocchio, i muscoli balbettano, si allena da appena una settimana ma non può tornarsene a Montevideo come un cittadino ordinario lui che ha vissuto da Steve McQueen dei campi verdi sin da quando teenager rifilò una testata all’arbitro o quando morse un difensore olandese ai tempi dell’Ajax o ancora quando coprì di insulti razzisti il povero Evrà. Un centravanti maledetto, genio e sregolatezza con quel cuore hard-rock che lo porta a comportamenti decisamente “metallari”.
Ma geniale è stato anche il gol del vantaggio uruguagio con Edison Cavani che serve a Suarez una palla al bacio e con lui che prende il tempo ad Hart e lo infila di testa.
E pensare che poco prima era stata l’Inghilterra a sfiorare il vantaggio con Wayne Rooney : lui, nato a Liverpool vorrebbe diventare famoso come i suoi concittadini Beatles e per farlo deve vincere un Mondiale ma il suo colpo di testa imperiale si stampa contro la traversa.
È partita vera e le due squadre dimostrano di non essere per caso ospiti abitudinarie del salotto buono del calcio mondiale. In campo tecnica , polmoni, mestiere e colpi al limite come quella ginocchiata che fa perdere i sensi ad Alvaro Pereira e che minaccia il medico sociale uruguaiano che non vuole farlo rientrare in campo. Evidentemente l’opera di persuasione è efficace e l’interista torna in campo nonostante lo sguardo non sia rassicurante.
L’Inghilterra nel secondo tempo prova a riprendersi la partita ma la sua azione non è certo arrembante come le navi della flotta britannica dell’era coloniale. Riesce però a pareggiare grazie alla collaborazione della retroguardia uruguagia che concede troppo spazio sulla fascia alla combinazione Sturridge-Johnson che permette a quest’ultimo di servire un comodo pallone a Rooney che appoggia in rete con la facilità di un ragazzino al campetto dell’oratorio.
Sembra fatta ma nell’Uruguay c’è ancora Suarez che viene imbeccato da Cavani, bomber per vocazione e “assistman” per necessità: la sua palla ha i giri giusti e il predatore ha troppa cattiveria e fame per sbagliare. Il repubblicano Uruguay spera ancora mentre “God save the Queen”.
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