Maniero: lasciare il Pescara è stato un grande errore 

La punta del Novara: «In Abruzzo ho vissuto gli anni più belli della carriera. Se segno? Non esulto, ho nel cuore i tifosi biancazzurri»

PESCARA. Uno strano scherzo del destino. Zdenek Zeman sta vivendo i giorni più difficili sulla panchina del Pescara e domenica un suo vecchio allievo potrebbe metterlo nei guai. All’Adriatico arriverà il Novara di Riccardo Maniero e l’ex biancazzurro guiderà l’attacco piemonteso. Il boemo e il centravanti si incontrano nel 2011-12 nell’annata che si conclude con la promozione in A del Delfino. Maniero doveva essere la punta titolare nel 4-3-3 del boemo che poi però preferisce affidarsi a Immobile. Al termine del campionato, l’attaccante ora in forza alla Lazio diventa il capocannoniere della B con 28 reti, mentre Pippo, come lo chiamano i compagni, si è deve accontentare del ruolo di riserva dando ugualmente un buon contributo (4 reti in 17 partite). Comunque sia, il 30enne cresciuto nelle giovanili della Juventus doveva essere l’attaccante di punta di quel Pescara. Nel precampionato Zeman lo schiera nell’undici base, ma nel giorno del debutto in campionato a Verona l’allenatore lo manda in tribuna perché Riccardo, in aereo, indossa i pantaloni della tuta arrotolati all’altezza delle ginocchia. Un comportamento censurabile per il boemo che lo punisce.
Nel torneo successivo il Pescara è in A, però Maniero passa in prestito alla Ternana. A fine stagione torna in riva all’Adriatico restandoci fino a gennaio del 2015. Nella finestra invernale del calciomercato, il club biancazzurro cede il giocatore (che era in scadenza di contratto) al Catania per circa mezzo milione di euro e Pippo firma un triennale da oltre 300.000 euro a stagione. L’operazione manda su tutte le furie i tifosi pescaresi, anche perché Pippo nel girone di andata segna ben 12 reti in 15 gare. Maniero avrebbe voluto proseguire la sua avventura in Abruzzo, ma la proposta allettante della società siciliana e la necessità del Delfino di fare cassa per un calciatore a fine contratto sanciscono il divorzio. Al suo posto, oltre a Marco Sansovini, il Pescara prende Stefano Pettinari dal Latina. E domenica all’Adriatico ci sarà il duello a distanza tra i due bomber.
Maniero, si aspettava un Pescara così in basso?
«No. Considero la rosa biancazzurra di grande qualità e l’allenatore non ha bisogno di presentazioni. Come il Novara, anche il Delfino ha un ritmo altalenante, ma ha tutte le carte in regola per uscire dalla bassa classifica».
Sa che la gara col Novara potrebbe essere decisiva per il futuro di Zeman?
«Si, ho letto qualcosa. Mi auguro che non sia così, mi dispiacerebbe tanto se Zeman dovesse essere esonerato, sarebbe una grossa perdita per i biancazzurri. La squadra non sta raccogliendo punti per colpa di errori individuali. Ho visto la partita di Cesena che il Pescara ha perso solo a causa di alcune ingenuità. In ogni caso, il Delfino ha valori importanti e presto uscirà da questa situazione difficile».
Al di là dei valori tecnici, che differenza nota tra il Pescara attuale e quello del 2011-12?
«Noi eravamo un gruppo di giovani intenzionati a dimostrare le proprie qualità. Sia durante le partite sia negli allenamenti tutti avevano una gran voglia di mettersi in mostra. Inoltre, abbiamo seguito Zeman sin dal primo giorno di ritiro. Oggi c’è una rosa diversa, ma quando tutti metteranno in pratica gli insegnamenti di Zeman i risultati arriveranno».
Il boemo sostiene che lei avrebbe potuto fare di più nella sua carriera. È d’accordo?
«Non posso dargli torto, quello che dice il maestro è sempre giusto. E, comunque, lo ringrazierò sempre per gli insegnamenti che mi ha trasmesso».
Ci può dire perché Zeman la mandò in tribuna a Verona?
«Eravamo in viaggio e c’era un caldo terribile, così arrotolai i pantaloni della tuta portandoli su fino alle ginocchia. Si avvicinò Cangelosi (vice di Zeman, ndr) e mi disse che non era un bel vedere, però la temperatura era superiore ai 30 gradi e non li abbassai. Quando arrivammo allo stadio, Zeman mi disse di andare in tribuna».
Quel giorno si giocò il posto da titolare?
«Non so, però nel precampionato Zeman puntava su di me e poi cambiò idea. Ma non ho rimpianti, la conquista della serie A resta un ricordo indimenticabile. Segnai anche il gol che ci diede il primo posto contro la Nocerina. A Pescara ho vissuto le stagioni più belle della mia carriera».
A gennaio 2015 lei firmò per il Catania. Rifarebbe quella scelta?
«No, sbagliai ad accettare il trasferimento. Avrei dovuto seguire il mio istinto, puntare i piedi e restare a Pescara. La società trovò l’accordo con il Catania che mi fece un’ottima offerta, però se potessi tornare indietro la rifiuterei. Porto nel cuore i tifosi biancazzurri e in città ho ancora tantissimi amici».
E se domenica dovesse segnare?
«Ovviamente nessuna esultanza. C’è bisogno di chiederlo?».
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