Giunco, una vita tra libri e film «Quando Moretti si tuffò all’alba» 

Lo storico ex dipendente comunale di Roseto racconta i big della cultura e dell’arte portati in città «Il teatro con Bucci e le passeggiate con la Bolkan, che gran giorno quando venne il poeta Luzi»

ROSETO. I numeri non bastano mai. Ci vuole sempre una faccia, una storia per trasformare cifre e bilanci in vita vera, l’unico antidoto all’oblio e all’assuefazione nei tempi dei social. E se le scelte di vita spesso diventano tali per caso, quella di Mario Giunco, si srotola tra cronaca e storia nella Roseto che fu di Marco Bellocchio e Nanni Moretti, di Dario Argento e Pupi Avati, di un indimenticato Flavio Bucci e dei tantissimi altri che dopo quelle serate trascorse nella vecchia Rosburgo sarebbero diventate icone del cinema italiano. Anima e cuore della rassegna cinematografica Roseto Opera prima, festival per esordienti nato da una idea del regista Tonino Valerii, Giunco solca il mare dei ricordi su un veliero carico di vite e storie. Non solo teatro e cinema, ma anche libri con la biblioteca nella storica villa comunale inaugurata nel 2002 da Mario Luzi. E Giunco, 73 anni di cui 38 anni trascorsi come dipendente comunale responsabile del settore cultura, a rappresentare il testimone vivente di quello che il filosofo francese Michel Serres ripeteva all’infinito: «Bisogna trasformare le informazioni in conoscenza».
Partiamo da Roseto Opera prima, la rassegna cinematografica che da oltre vent’anni fa di Roseto un palcoscenico nazionale.
«Parlano i nomi portati nel tempo da Valerii che andava a Roma, girava a caccia di qualcosa di grande. E tutte le volte ci riusciva. A Roseto sono passati nomi come Avati, Bellocchio, Argento, Brass per non parlare di attori come Luigi Lo Cascio, Terence Hill e Bud Spencer, Stefania Sandrelli, Florinda Blokan e tanti altri. Ricordo quando venni Nanni Moretti e all’alba, dopo una passeggiata sulla spiaggia, decise di fare un tuffo nello splendido mare di Roseto. Ma a Roseto, grazie all’intuito di Tonino Valerii, sono passati in natissimi. Voglio ricordare l’indimenticato Flavio Bucci da poco scomparso che amava moltissimo questa nostra realtà. Non dimenticherò mai quando una volta venne per uno spettacolo teatrale e letteralmente fulminò la donna che lo accompagna quando questa parlò di teatri di periferia. “Non esistono teatri di periferia” le urlò davanti a tutti. E proprio a Roseto tantissimi anni fa ha esordito Giorgio Diritti, regista del recente film sulla vita del pittore Antonio Ligabue interpretato da Elio Germano e al festival di Berlino. Per non parlare di Paolo Sorrentino e Matteo Garrone che nel 1996 venne a Roseto con “Terre di mezzo”. Sono stato testimone di un’epoca in cui tutti sono passati a Roseto. Qualcosa di straordinario che mi ha profondamente arricchito sia dal punto di vista personale che culturale».
L’incontro con Valerii è stato fondamentale. Perché il maestro teramano del cinema, uno dei padri del western europeo, scelse Roseto?
«Era nato di Montorio, conosceva Roseto e amava il suo Abruzzo. Era una persona di grande spessore umano e culturale. Ricordo quando gli allestimmo il suo ufficio in quella villa comunale che negli anni era diventata uno dei fiori all’occhiello di Roseto con quel parco meraviglioso. Ho un personale debito di riconoscimento con Valerii che manterrò per sempre. Ricordo che andava a Roma, girava per rassegne e piccoli cinema, mi telefonava e mi diceva: «Anche quest’anno ci sarà qualcuno che diventerà grande». E non sbagliava mai. Aveva un talento particolare nel riconoscere il talento degli altri e ha davvero lasciato tanto alla nostra realtà».
Non solo film, ma anche libri con la biblioteca inaugurata da Luzi e il premio di saggistica.
«Quando iniziai a lavorare al Comune di Roseto era il 1974 e l’allora villa comunale era sede dell'ufficio metrico, ovvero il posto in cui si faceva il controllo dei metri e delle bilance che si usavano nei negozi. In quel posto cominciai ad incontrare i rosetani e da quel momento mi sono sentito sempre a servizio della città e dei suoi abitanti. Nella villa comunale c’era già una biblioteca risalente al 1960 con centinaia di volumi tra cui alcuni di pregio. Con gli anni è diventata qualcosa di veramente importante a cui si sono aggiunti raccolte private. Poi nel 2002 la grande inaugurazione con la presenza di Luzi che onorò la nostra città.E oggi che la villa comunale continua ad essere chiusa per lavori le dico sinceramente che tutte le volte che passo davanti il dolore è grande. Il mio come quello di tanti altri concittadini perché la memoria è fatta anche di luoghi e la villa comunale è uno dei luoghi simbolo di Roseto. Vede del lavoro che ho fatto, che mi ha permesso di conoscere tantissimi nomi importanti della letteratura e del cinema che tanto mi hanno trasmesso, più di tutto ho amato la possibilità di incontrare e conoscere le persone e provare a comprendere i bisogni di chi mi stava intorno. E in quegli anni vedere la nostra città citata dai media nazionali, raccontata nelle interviste di attori r registi riempiva il cuore di tutti».
Oggi Roseto, dopo la chiusura dello storico cinema Odeon, non ha più nessun spazio di questo genere. Che effetto le fa?
«È un grandissimo rammarico e penso che le amministrazioni comunali che negli anni si sono succedute non avrebbero dovuto permettere tutto questo. Forse sarebbe stato sufficiente garantire una entrata fissa, seppur minima, ai privati. Ma questa è la mia idea e capisco anche che oggi, tra tagli e fondi nazionali sempre più ridotti, sicuramente non sia facile. Però credo che non si possa non partire da quello che è cultura. Perché la cultura siamo tutti noi. Anzi è la parte migliore di noi. È storia, identità, radici. Un complesso sistema di saperi che serve a restituire un po’ di sano orgoglio a tutti».
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