i gruppi che sostengono D’Alberto 

«I renziani lanciano accuse perché non sono in giunta» 

TERAMO. «Risentimento per la mancata nomina in giunta». Per i gruppi di maggioranza che sostengono fin dalla sua candidatura il sindaco Gianguido D’Alberto bollano così le accuse di Italia viva all’a...

TERAMO. «Risentimento per la mancata nomina in giunta». Per i gruppi di maggioranza che sostengono fin dalla sua candidatura il sindaco Gianguido D’Alberto bollano così le accuse di Italia viva all’amministrazione cittadina. Gli alleati si dicono basiti dalla presa di posizione del collega Osvaldo Di Teodoro e rigettano le sue contestazioni. «Appare innanzitutto sconcertante che considerazioni di tale effetto, non vengano esternate nella sede più opportuna, cioè all’interno della maggioranza di cui lo stesso Di Teodoro e il suo gruppo di appartenenza rivendicano la contiguità», sottolineano Pd, Insieme possiamo, Teramo Vive e +Europa. L’esternazione pubblica delle critiche non lascerebbe spazio «a un confronto franco e aperto tra forze che intendono percorrere lo stesso cammino amministrativo-politico».
I quattro gruppi sottolineano che è stata avviata una nuova fase con il riassetto della giunta e l’accordo con i civici provenienti dall’opposizione, per cui alle «presunte lacune» dovrebbero rispondere anche i consiglieri confluiti in Italia viva da Teramo 3.0 che, fino alla rassegnazione delle deleghe, esprimeva il vicesindaco. «Ci si chiede se analogo atteggiamento lo avremmo registrato», precisano gli alleati riferendosi alle accuse mosse da Di Teodoro, «qualora al gruppo fosse stata dato un rilievo diverso in maggioranza». Il problema, dunque, secondo loro è derivato dal mancato inserimento dei renziani in giunta. «È poi singolare constatare che gran parte dei rilievi avanzati», rilevano gli alleati, «facciano riferimento ad una serie di attività che richiedono tempi e modalità di particolare complessità, perché connessi a rapporti con altri enti, a sviluppi progettuali e tecnici articolati, a tempi amministrativi contingentati da norme e disposizioni vincolanti».
Dalle contestazioni, insomma, si evincerebbe «una scarsa conoscenza della macchina amministrativa e implicitamente una superficialità delle considerazioni e delle conclusioni» che fanno perdere alla presa di posizione del consigliere di Iv «la sua presunta esattezza, rivelandone invece la sua sostanziale genericità». Sarebbe la classica excusatio non petita, secondo gli alleati, il richiamo da parte del rappresentante renziano alla «trasparenza e la lealtà nei confronti degli elettori, dei colleghi di schieramento e dei cittadini». Resta, invece, «l’amarezza nel leggere accuse che provengono da coloro che si proclamano compagni di strada». (g.d.m.)
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