Il presidente Marco Marsilio in collegamento video con la Conferenza delle Regioni

EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA

Marsilio: maggiori restrizioni per Val Fino, Penne e Città Sant'Angelo

La richiesta del governatore alla Conferenza delle Regioni è al vaglio del comitato scientifico. Appello del sindaco di Teramo ad attuare un cordone sanitario e ad abilitare lo Zooprofilattico per i test 

L'AQUILA. Maggiori restrizioni, simili a quelle attuate in Lombardia, nella zona della Val Fino, in provincia di Teramo, e nei Comuni di Penne e Città Sant'Angelo, nel Pescarese, dove si sono registrati numerosi casi di contagi da Covid-19. A chiederle al ministro per gli Affari regionali e le autonomie è il governatore dell'Abruzzo, Marco Marsilio, nel corso delle videoconferenze effettuate oggi, 12 marzo, nell'ambito della Conferenza delle Regioni, cui ha partecipato anche la ministra Paola De Micheli.

«Dopo la lettera scritta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, relativamente alle necessità di istituire particolari zone rosse» scrive lo staff del governatore «il presidente Marsilio ha proposto al ministro Boccia di individuare» le due zone in questione, «al fine di attuare provvedimenti restrittivi simili a quelli attuati in Lombardia. Inizialmente il ministro Boccia ha sottolineato che il comitato tecnico scientifico ha risposto che l'intera nazione è in zona rossa a seguito dell'ultimo decreto del premier Conte. Marsilio ha però evidenziato che in queste aree, dove ci sono possibili focolai in atto e centinaia di operai che ogni giorno vanno a lavorare nelle aziende del territorio, i provvedimenti in essere non sono sufficienti».

Nel corso della videoconferenza, anche il rappresentante della Regione Lombardia ha sostenuto la giustezza delle tesi del presidente Marsilio e ha appoggiato il fondamento dei provvedimenti da adottare. Il ministro Boccia ha preso atto delle osservazioni e ha nuovamente investito della questione il comitato tecnico scientifico.

L'appello del sindaco di Teramo, Gianguido D'Alberto. «Come presidente del comitato ristretto dei sindaci, sono fortemente preoccupato per la situazione della Valfino; sto ribadendo questa preoccupazione ormai da due giorni in tutte le sedi istituzionali, e faccio riferimento ai casi conclamati e alle situazioni a rischio, in particolare per i tre Comuni di Castiglione Messer Raimondo, Castilenti e Montefino, i cui sindaci già ieri hanno chiesto alle istituzioni la massima attenzione». A dichiararlo, all'esito della riunione del comitato sicurezza e prevenzione che si è svolto in prefettura è il primo cittadino di Teramo, Gianguido D'Alberto. «Sono fortemente convinto che l'azione vada fatta subito, in raccordo con la Asl, su quello che è il potenziale focolaio dell'area della nostra provincia» ha detto D'Alberto «anche in considerazione della contiguità con l'area di Pescara. Il rapporto che c'è tra il numero di contagiati dell'area della Valfino, quello di sorveglianza attiva e la popolazione è fortemente anomalo. Ecco perché abbiamo chiesto alla Asl di esprimersi con chiarezza sullo stato della diffusione epidemiologica di quell'area e se vada configurata una emergenza sanitaria che consenta ai sindaci di emanare le ordinanze o gli atti che permettano di creare un cordone sanitario, per evitare che ci sia diffusione e propagazione su tutta la provincia e difenderci da quella di Pescara».

Il sindaco ha poi sottolineato come la situazione della provincia teramana, dove si è ancora in attesa di un certo numero di riscontri sui tamponi effettuati, imponga anche un altro tema. «Si consenta che l'Istituto Zooprofilattico di Teramo» prosegue D'Alberto «e tutti gli altri eventualmente abilitati dal ministero, possano effettuare le analisi sui tamponi prelevati dalle Asl. Non regge più il sistema se non allarghiamo il numero degli istituti che possono svolgere questa attività. Il laboratorio di Pescara, chiamato a un grande lavoro, in questo momento non è più in grado di svolgerlo a sufficienza, quindi va allargato il numero di istituti che possano assolvere a tale funzione. E torno a chiederlo in particolare all'assessore regionale alla Sanità, Verì».