Un papà teramano, per due anni, non ha potuto vedere i suoi due figli

TERAMO / IL CASO GIUDIZIARIO

Papà allontanato per due anni dai figli, cade falsa accusa di abusi 

L’inchiesta penale scagiona genitore teramano dopo la denuncia della ex compagna. Il Tribunale dei minori: «Nessuna molestia sessuale sui piccoli, può rivederli»

TERAMO. È una storia che racconta diritti violati: quelli dei bambini a restare fuori dalle beghe giudiziarie di genitori che si separano. Un papà teramano per due anni non ha potuto vedere i figli di sette e quattro anni dopo essere stato accusato dalla ex compagna di abusi sessuali sui piccoli.
Ci sono voluti indagini, intercettazioni e un incidente probatorio per stabilire che quegli abusi non ci sono mai stati e arrivare a un’archiviazione dell’inchiesta penale (firmata dal gip Roberto Veneziano) atto indispensabile per consentire al tribunale dei minori di revocare la sospensione della potestà genitoriale, oggi chiamata responsabilità. Nel frattempo l’uomo, che ha sempre respinto ogni accusa, non ha potuto vedere i figli né avvicinarsi ai luoghi da loro frequentati, dalla scuola agli impianti sportivi. Due anni di indagini meticolose (così come necessario soprattutto in questi casi) a scandire la vita sospesa di un papà. Che ha dovuto lottare fino all’ultimo, anche dopo il decreto con cui il tribunale dei minori (atto del collegio presieduto dal giudice Cecilia Angrisano) ha stabilito che poteva rivedere i piccoli. Si legge a questo proposito nel provvedimento: «Alla luce degli esiti del procedimento penale, non sussistendo alcuna certezza giuridica o medica relativa alla denunciate condotta abusante dell’uomo ai danni dei figli, il tribunale dei minori riteneva dalla data(...) di dover ripristinare i contatti tra genitori e figli in forma protetta e previa preparazione psicologica dei bambini. Purtroppo da tale data nessun incontro veniva eseguito con grande rammarico per il padre che in udienza riferiva tutta la sua frustrazione per la distanza imposta fra lui e i figli, ormai da due anni, lamentando che nulla di concreto era stato disposto dal servizio affidatario (nel corso dell’inchiesta i bambini sono rimasti con la madre e l’affidamento ai Servizi sociali (ndr) per agevolare e ripristinare i contatti». E sottolineano: « È evidente che il diniego dei contatti tra padre e figli allo stato non trova alcun fondamento, se non nella necessità di bilanciare il ripristino dei contatti, con il rispetto del benessere psicologico dei minori stessi distanti dal padre ormai da più di due anni e quindi necessitanti di gradualità e sostegno nella reintroduzione della figura paterna». Dice l’avvocato Tommaso Navarra, il legale dell’uomo: «Le tensioni familiari non dovrebbero mai sconfinare nell’attribuzione di fatti gravi che, all’esito degli accertamenti, si rilevano calunniosi. Soprattutto per il danno che si arreca ai minori ai quali viene sottratto il diritto a una serena bigenitorialità con serissime ripercussioni di danno nel momento formativo più difficile. Per altro non è mai semplice per il genitore, ingiustamente accusato, superare il calvario di processi e dei giudizi che spesso si fanno pregiudizi».
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