Più servizi agli studenti per salvare l’università

Ruffini (Pd): serve un Patto per Teramo che faccia crescere l’ateneo Di Paolo (Confindustria): bene la federazione, ma prima strategie di rilancio

TERAMO. Federazione degli atenei abruzzesi: se ne può parlare, a patto che ci sia un corposo progetto per rilanciare l’università teramana. Che venga elaborato in un Patto per Teramo proprio sull’argomento. E’ questo in estrema sintesi il punto di vista del consigliere regionale del Pd Claudio Ruffini dopo la notizia del crollo delle iscrizioni all’università teramana e la successiva proposta del governatore Chiodi della federazione di atenei. Anche il presidente di Confindustria Teramo, Salvatore Di Paolo, ritiene che la federazione sia auspicabile, non a caso la propose qualche mese fa, suscitando alcuni mugugni.

Per Ruffini «con la federazione degli atenei possiamo certamente razionalizzare alcuni tipi di costi e soprattutto qualificare meglio l’offerta formativa rendendolo più competitiva, ma non credo che si recupereranno gli iscritti. Ritengo che l’università di Teramo debba prima risolvere i suoi problemi legati ad esempio alla carenza dei servizi e dell’offerta formativa. Penso ad esempio ai numerosi studenti pendolari che non trovano alloggi a prezzi convenienti, ai pochi collegamenti tra il centro e Colleparco, alle poche biblioteche. Sono questi i disservizi che scoraggiano gli studenti a restare a Teramo. Inoltre la stessa città offre poco divertimento a questi giovani mentre in altre realtà universitarie hanno fatto di queste cose un punto di forza e di attrazione. Se non si offrono questi servizi ci presentiamo al tavolo delle trattativa troppo deboli rispetto agli altri atenei. Ed il pericolo per la nostra università è quello di essere mangiata dal pesce più grande». Secondo Ruffini è indispensabile ad esempio una collaborazione tra le università dell’Aquila e di Teramo che può anche condurre alla creazione di un polo universitario di alta eccellenza che offra qualità formativa. Sul tavolo tecnico proposto dal sindaco di Teramo Brucchi Ruffini auspica che non si trasformi «in un luogo in cui si parla e poi non si combina nulla». Lancia invece l’idea di un Patto per Teramo che coinvolga tutti: istituzioni politiche e culturali, università, studenti, rappresentanti del mondo delle categorie e dei sindacati. .

Il presidente di Confindustria si dichiara «amareggiato e preoccupato». «L’università a Teramo va considerata come risorsa e dovremmo cercare di non stare aspettare che muoia. Mesi fa suggerimmo di pensare a una possibile unione dei tre atenei che ci sono in Abruzzo e fummo zittiti. Concordo con sindaco: bisogna creare un tavolo in cui discutere dei problemi dell’università, ma allargato al mondo imprenditoriale perchè tutto sommato gli imprenditori sono i fruitori dell’università». Fra le possibili strategie di rilancio, Di Paolo ritiene che sia necessario « rendere attrattiva l’università ma anche il posto. C’è una responsabilità delle amministrazioni che si sono succedute: se non ci sono servizi, se non ci sono occasioni di svago i ragazzi sceglieranno altri posti. Non voglio entrare nel merito della governance, non mi compete, ma i servizi si devono dare, altrimenti non vedo il motivo per cui un giovane debba venire a teramo. E poi c’è il discorso degli accademici: molti nomi di richiamo se ne sono andati, altri sono rimasti, ma in generale il livello della docenza si è abbassato. Anche da questo punto di c’è poca attrattività. Ma siamo ancora in tempo per un rilancio».

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