Teramo-Chieti, stadio vietato a 22 tifosi autori degli scontri

Chiusa l'indagine per gli scontri dopo il saluto fascista del derby di calcio del 17 marzo scorso

TERAMO. Ventidue diffide per gli scontri dopo il saluto fascista del derby di calcio Teramo-Chieti del 17 marzo scorso. E’ questo il risultato delle indagini fatte dalla Digos teramana, coordinati dal vice questore Mimmo De Carolis, dopo gli scontri del 17 marzo: indagine serrate e scrupolose portate a termine in meno di un mese che, anche attraverso il contributo di filmati e foto, hanno permesso di identificare gli ultrà biancorossi e neroverdi. I 22 provvedimenti emessi dal questore Amalia Di Ruocco riguardano 12 teramani e 10 chietini. Quel giorno, secondo la ricostruzione degli investigatori, gli animi si accesero per il saluta fascista rivolto dagli ultrà del Chieti a quelli teramani prima della partita : un saluto a cui i teramani hanno precisato di non aver reagito per motivi politici. Tra le due tifoserie ci furono scontri molto accesi, con tanto di lancio di sassi e tubi di ferro. Per riportare la calma fu necessario l’intervento della polizia. Successivamente sono scattate le indagini e qualche giorno fa sono arrivate le diffide. Si tratta dei cosiddetti Daspo che vietano di poter accedere ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive: il provvedimento viene emesso dal questore e la sua durata può variare da uno a cinque anni, questo in base alle modifiche del cosiddetto decreto Amato varato nel febbraio del 2007 dopo gli scontri che avvennero a Catania e che causano la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti. Il provvedimento può essere accompagnato dall’obbligo di presentazione ad un ufficio di polizia in concomitanza della manifestazione vietata. Proprio nel caso in cui ad esso si affianchi l’obbligo di comparizione i provvedimenti sono comunicati alla procura, così come è avvenuto. I provvedimenti, dopo la richiesta della procura, sono già stati convalidati dal giudice. (d.p.)