Teramo, indagini sul ladro ucciso da un agente: nuovi interrogatori 

L’episodio a Castelnuovo Vomano nel novembre del 2012. Il giudice ha rinviato gli atti alla Procura per accertamenti

TERAMO. La cronaca si riavvolge su se stessa per riscrivere le tappe della sparatoria di Castelnuovo Vomano. Quella per cui il poliziotto Alfredo De Concilio, all'epoca in servizio alle volanti di Teramo, è imputato per la morte di Qerimi Klodian albanese di 24 anni, ucciso da un colpo di pistola esploso durante un inseguimento dopo alcuni furti. Da qualche settimana, infatti, su disposizione del pm Davide Rosati (che ha ereditato il caso dal pm Irene Scordamaglia ora in Cassazione), sono ripartite le indagini con nuovi sopralluoghi e nuovi interrogatori su quella drammatica serata dell’11 novembre 2012.
Questo dopo che al termine del processo in cui il poliziotto era imputato di omicidio colposo, il giudice Flavio Conciatori, con tanto di ordinanza, ha rinviato gli atti alla procura per nuove indagini al fine di rivedere l'ipotesi di reato fin qui contestata al poliziotto. Partendo da un interrogativo che il magistrato ha sollevato nella sua ordinanza: i ladri che scappavano erano veramente armati? E non solo. Perchè nella sua ordinanza Conciatori ha scritto: « «I fatti si sono svolti in maniera diversa da quello sin qui ricostruito. C'è stato un maldestro tentativo da parte di ignoti di inquinare la scena del delitto? L'arma è stata collocata ad arte da qualcuno?».
Secondo la relazione del consulente della procura Paride Minervini ( lo stesso del caso del tifoso Sandri) il giovane albanese è stato ucciso da un frammento di proiettile finito contro il poggiatesta del sedile passeggeri anteriore della vettura. Il frammento lo ha colpito mentre era disteso sul sedile posteriore e mentre i complici scappavano. L'autopsia ha accertato che Qerimi è stato ucciso da un solo colpo di pistola, con il proiettile che è entrato dalla spalla destra ed è rimasto conficcato nel torace, sempre sul lato destro del corpo. Il poliziotto, secondo la versione ufficiale, ha sparato cinque colpi dopo aver visto uno dei quattro malviventi in fuga - rimasti bloccati con l'auto in una strada senza uscita di Castelnuovo, ma intenzionati a non arrendersi - puntargli contro una pistola. Qerimi non era armato e non era ancora sceso dalla Mercedes su cui la banda alla quale apparteneva si spostava per compiere dei furti. Il bandito che impugnava la pistola (arma poi ritrovata, senza caricatore, in una siepe vicina) era appena sceso dalla macchina. Sia il risultato dell'autopsia sia la consulenza rimessa dal perito balistico sono state ritenute compatibili con il racconto dell'agente, che aveva di fronte la parte posteriore destra della Mercedes. Qerimi cercava di scendere proprio dallo sportello posteriore destro quando venne colpito.
Il poliziotto (assistito dagli avvocati Raffaele Ferrantino e Fabrizio Silvani) ha ribadito più volte di aver sparato senza avere l'intenzione di uccidere. I familiari della vittima (assistiti dagli avvocati Sabrina De Fio e Giulio Lazzaro) si sono costituiti parte civile.
©RIPRODUZIONE RISERVATA