Teramo, svela che il paziente è sieropositivoImpiegato della Asl rischia 4 mesi di carcere

Scopre che un paziente ha l'hiv e avverte una conoscente in comune: "Guarda che il tuo amico all'Aids". Rinviato a giudizio rischia una condanna per rivelazione di segreti d'ufficio

TERAMO. Svela che il paziente ha l'Aids: per quest'accusa un impiegato della Asl rischia una condanna a quattro mesi per rivelazione di segreti d'ufficio. E' questa la richiesta fatta dal pm Bruno Auriemma nel corso dell'udienza in cui è imputato A.C., teramano di 36 anni (l'uomo è difeso dall'avvocato Tommaso Navarra).

La discussione davanti ai giudici del tribuinale di Teramo in composizione collegiale (presidente Giovanni Spinosa, a latere Domenico Canosa e Ileana Ramundo) è stata aggiornata al 27 ottobre. In quell'occasione la parte offesa (che si è costituita parte civile e che è rappresentata dall'avvocato Michela Manente) sarà affiancata anche da alcune associazioni, tra cui la Lila, che si occupa proprio della tutela dei diritti delle persone sieropositive.

I fatti, secondo l'accusa, si sono verificati l'anno scorso e a rivolgersi alla procura è stato proprio il paziente, un uomo di 40 anni. Quest'ultimo ha denunciato che un giorno si era presentato ad uno sportello degli uffici teramani della Asl con l'impegnativa del proprio medico per fare dei controlli di routine. In quell'occasione l'uomo ha dichiarato di essere invalido al 100% per poter fruire dell'esenzione del ticket. L'impiegato e addetto allo sportello gli ha chiesto di poter vedere l'esenzione per accertare l'invalidità e quindi l'esenzione dal pagamento del ticket. In quell'occasione ha scoperto la sieropositività. Dopo qualche momento l'uomo è tornato allo sportello in compagnia di un'amica conosciuta anche dal dipendente. Secondo l'accusa quest'ultimo, alla vista della donna, l'avrebbe chiamata dietro al bancone dicendole: «Guarda che il tuo amico ha l'Aids».

L'uomo si è immediatamente rivolto ad un legale per denunciare. E' stata aperta un'inchiesta e il dipendente è stato indagato. Successivamente è stato rinviato a giudizio con l'accusa di rivelazione di segreti d'ufficio. Secondo l'articolo 326 del codice penale «il pubblico ufficiale o la persona incaricata di un pubblico servizio che, violando i doveri inerenti alle funzioni o al servizio, o comunque abusando della sua qualità, rivela notizie d'ufficio che debbano restare segrete, o ne agevola in qualsiasi modo la conocenza, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni». Nell'udienza di qualche giorno fa sono stati sentiti alcuni testi che hanno confermato la ricostruzione fatta dalla parte offesa. Nella prossima udienza sono attese le arringhe degli avvocati e la sentenza dei giudici che dovranno decidere se condannare o assolvere l'impiegato. (d.p.)

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