«A tuo fratello ci penso io per un lavoro alle Poste»

L’ex assessore De Fanis e la sua segretaria accusati di peculato, il magistrato: visita medica a Bologna e poi la raccomandazione a Roma con l’auto blu

PESCARA. «De Fanis, un grande! De Fanis è un grande, tu ti devi ricredere». Si autoincensa, l’ex assessore regionale alla Cultura Luigi De Fanis, quando parla al telefono con la sua segretaria Lucia Zingariello pavoneggiandosi di essere riuscito a prendere velocemente un appuntamento per una visita medica a Bologna. Il viaggio a Bologna, insieme a quello a Roma, è alla base di una delle accuse di cui devono rispondere i due che, da martedì scorso, sono ai domiciliari: quella di peculato in cui il pm Giuseppe Bellelli contesta a De Fanis e Zingariello di aver «usato la macchina della Regione per andare a Roma e a Bologna: per raccomandare il fratello di Zingariello alle Poste e per una visita medica della donna a Bologna». Un altro capitolo da cui De Fanis e Zingariello, finiti nei guai nell’inchiesta che abbina presunte tangenti a manifestazioni culturali, si difenderanno durante l’interrogatorio di lunedì. In questi giorni, l’ex assessore ha comunque respinto le accuse tramite i suoi avvocati Massimo Cirulli e Domenico Frattura: «Non ho preso tangenti».

«Il viaggio a Bologna a spese della Regione».Il 27 marzo l’assessore abruzzese chiama al telefono Massimo Mezzetti, assessore alla Cultura dell’Emilia Romagna (estraneo all’inchiesta, ndr), a cui chiede di intercedere per avere un appuntamento in breve tempo con un medico di una casa di cura di Bologna. L’assessore emiliano riesce a fissare l’appuntamento per la visita e De Fanis avverte Zingariello che potrà sottoporsi alla visita il 3 aprile. Ecco la telefonata intercettata ai due dalla Forestale in cui De Fanis sottolinea la sua tempestività nel prendere l’appuntamento così: «Non sono mica Giovanni Legnini», dice al telefono l’ex assessore riferendosi al sottosegretario alla presidenza del consiglio Legnini (estraneo all’inchiesta, ndr).

De Fanis: «Vogliamo andare a Bologna?».

Zingariello: Veramente».

De Fanis: «Amico mio ma con chi cazzo stai parlando tu (l’assessore – commentando gli investigatori – si pavoneggia per essere riuscito a ottenere l’appuntamento). Con chi stai parlando con Legnini?».

Zingariello: «Ma veramente».

De Fanis: «De Fanis un grande, un grande, tu ti devi ricredere...»

Zingariello: «Veramente».

De Fanis: «Mercoledì alle 14 a Bologna, ti attende il professore...»

Zingariello: risata.

Per andare a Bologna, l’assessore avrebbe chiesto a una componente della sua segreteria, Concetta (estranea all’inchiesta, ndr), «di preparare un permesso perché dovrà partecipare a una riunione con Mezzetti».

De Fanis: «Senti Concè».

Concetta: «Dimmi, dimmi».

De Fanis: «Mi fai uno Ztl per Bologna che c’è la riunione per la cultura per organizzare Santo Stefano di Sessanio. Devo andare da Mezzetti».

Concetta: «Mi devo organizzare per vedere come si fa, vabbè ora ci penso io».

De Fanis: «Ok, ok grazie».

Dopo queste conversazioni l’accusa commenta che l’assessore «si è recato a Bologna con la macchina della Regione non per una riunione con l’assessore Mezzetti ma per le esigenze personali di Zingariello».

Il viaggio a Roma. Il secondo episodio contestato riguarda invece un viaggio a Roma del 25 marzo che, per l’accusa, sarebbe stato finalizzato «a raccomandare il fratello di Zingariello alle Poste». Anche in questo caso l’assessore si sarebbe fatto preparare dalla sua assistente il permesso per entrare nella zona a traffico limitato di Roma. In una telefonata, De Fanis parla con il fratello di Zingariello, Vincenzo (estraneo all’inchiesta, ndr), a cui comunica di aver preso appuntamento con «un pezzo grosso delle Poste».

De Fanis: «Senti Vincè, non so se te l’ha detto Lucia, noi siamo riusciti a prendere quell’appuntamento».

Vincenzo Zingariello: «Sì, me l’ha detto. Lunedì».

De Fanis: «Marchese (estraneo all’inchiesta, ndr). Non so se tua moglie lo conosce, su internet, un pezzo grosso delle Poste».

V.Z.: «Sì, me l’ha visto».

De Fanis: «E’ vero? Ti risulta?»

V.Z.: «Sì, sì».

De Fanis: «Allora tu gentilmente mi dovresti dire, scrivere, dove lavora tua moglie, in che ufficio postale e le mansioni».

V.Z.: «Ti passo lei».

De Fanis: «No, no me lo devi scrivere. Se me lo dici mi dimentico».

V.Z.: «Va bene, va bene».

De Fanis: «Sennò a te gli dico che va bene qualsiasi sede pugliese».

V.Z.: «Va bene».

Il giorno fissato, ovvero il 25 marzo, De Fanis non sa ancora di essere intercettato e né che gli spostamenti della sua macchina sono controllati dalla Forestale. Il 25 marzo, data del viaggio a Roma, da quei controlli sarebbe emerso che la macchina dell’assessore si trovava al ministero delle Poste a Roma. E’ anche dall’accusa di peculato, accanto alla concussione e alla truffa, che l’assessore si difenderà nell’interrogatorio di domani quando davanti al gip compariranno anche Zingariello e gli altri due indagati Rosa Giammarco ed Ermanno Falone.

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